Pubblicato il: 07/04/2014 alle 10:54
Dopo 25 anni, la Polizia ha scoperto gli assassini di Francesco Pepi, il commerciante ucciso dalla mafia nel 1989 perchè si era opposto al pagamento del pizzo e aveva esortato gli altri imprenditori a seguire la stessa strada. Il gip di Caltanissetta ha emesso 12 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, tutte già detenuti. L'inchiesta della Squadra Mobile è stata denominata “San Valentino-Revenge”. I provvedimenti restrittivi sono scattati nei confronti del capomafia Giuseppe Piddu Madonia, del boss Alessandro Barberi, 62 anni di Gela, Antonio Rinzivillo, 57 anni di Gela, Salvatore Calcagno, 60 anni di Niscemi, Salvatore Burgio, 48 anni di Gela, Vincenzo Minardi, 56 anni di Gela, Pasquale Trubia 47 anni; Giovanni Passaro 58 anni di Gela; Pino Cammarata 61 anni di Riesi; Vincenzo Cammarata 56 anni di Riesi; Francesco La Rocca 76 anni di San Michele di Ganzaria e Carmelo Tasca, 49 anni di Gela.
Le indagini hanno anche consentito di individuare gli autori di altri due omicidi e di un tentato omicidio maturati a cavallo degli anni '90. I dodici destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare sono accusati, a vario titolo, di omicidio e tentato omicidio aggravati dalle modalità mafiose. I provvedimenti sono stati emessi al termine di una lunga indagine, sostenuta dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che ha consentito di fare luce su alcuni delitti avvenuti durante la guerra di mafia che si svolse in provincia di Caltanissetta negli anni novanta tra le famiglie nissene e quelle della “stidda” egemone nell'area di Gela.
Oltre ai mandanti e agli esecutori dell'omicidio di Francesco Pepi, al quale nel 2003 il Viminale ha riconosciuto lo status di vittima di mafia, sono dunque stati scoperti i responsabili dell'assassinio di Giuseppe Vacirca e Gaetano Campione, avvenuti tra il febbraio del 1989 e l'ottobre del 1990, e quelli del tentato omicidio di Rocco Filippo Riggio, tutti soggetti con precedenti specifici. In particolare, hanno ricostruito gli investigatori, l'omicidio di Pepi fu deciso per dare in segnale chiaro: nonostante le cosche fossero in guerra, non sarebbe stato tollerato alcun gesto di dissenso contro il racket e le estorsioni.