Pubblicato il: 12/04/2014 alle 08:24
Enzo Indorato, Toseef, Gabriele Barbaro, Jamil e Nuccia Micciché
Errori e orrori. Storie legate da un denominatore comune: la voglia di cambiare vita. Storie di ordinarie umanità. Profughi che scappano dalle loro terre e ragazzi che hanno sbagliato nella loro terra. Eccoli insieme, in un pomeriggio qualsiasi riuniti faccia a faccia a raccontarsi le loro vite, i loro drammi, i loro sogni. Un incontro ricco di spunti quello che s'è tenuto nel carcere Minorile di Caltanissetta fra un gruppo di immigrati del Kashmir, della Somalia e dell'Afghanistan e una decina di giovani detenuti e provenienti da tutta la Sicilia. Storie diverse, è vero, ma legate da un filo unico che si chiama speranza. L'incontro è stato voluto dalla direttrice dell'Istituto penale, Nuccia Micciché, e dal coordinatore degli educatori Enzo Indorato insieme al viceprefetto aggiunto Gabriele Barbaro, responsabile dell'area Immigrazione della Prefettura nissena.
Così Toseef, 30 anni, ha raccontato la sua odissea iniziata nel Kashmir come studente oppositore e terminata in Italia dove gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. E a Caltanissetta, da un mese, ha fondato l'associazione “Migranti Solidali” che si occupa di aiutare i profughi e agevolare i processi di integrazione, cominciando ad esempio con i corsi di lingua italiana e incontrando gli studenti nelle scuole per superare le reciproche diffidenze. E poi c'è Jamil, 26 anni, che ai giovani detenuti nel Minorile ha parlato della sua terra martoriata dalla guerra come Ahmed, giovanissimo somalo. E a loro volta i giovani che dietro le sbarre stanno scontando le loro pene per gli sbagli commessi, hanno manifestato la voglia di cambiare. Di rigare dritto, di cambiare strada. Di non frequentare più quelle cattive amicizie. Di riscoprire il profumo della vita piuttosto che l'aria che si respira nei bracci penitenziari. E fra le mura del carcere, seguendo un percorso educativo e formativo diverso da quello finora intrapreso, si stanno rialzando.
“I profughi e i nostri ragazzi vivono le stesse difficoltà – dice Nuccia Micciché – sperando nel reinserimento sociale e nella voglia di rinascere. Gli immigrati vengono qui per cercare speranza, i detenuti devono ritrovare la speranza perduta”.
“La diversità è una ricchezza, un valore – spiega Gabriele Barbaro, che fin dal suo arrivo a Caltanissetta è impegnato in una radicata opera di integrazione dei profughi nel contesto nisseno -. L'incontro all'istituto penale minorile serve proprio a mettere in risalto le diversità che però racchiudono grandi possibilità di riscatto. Sono tutti ragazzi che hanno sofferto, chi viene da lontano e ha conosciuto gli orrori della guerra e della miseria, e arrivare qui vuol dire cercare la speranza facendo i conti con la “riserva” del cittadino normale con quello diverso”.
Il viceprefetto Barbaro ha poi annunciato che gli immigrati saranno parte attiva dello spettacolo in lingua araba “Le Mille e una notte del Diritto” organizzato dalla Scuola Forense Nissena e dall'Ordine degli Avvocati che andrà in scena il 16 maggio al teatro Bauffremont. Del cast, oltre ad avvocati e magistrati, ora faranno parte anche gli immigrati. Un debutto sul palcoscenico per i profughi con la città che li accoglie. L'evento, peraltro, quest'anno sarà patrocinato dalla Prefettura di Caltanissetta e dal ministero dell'Interno. Ma un altro appuntamento col teatro vedrà i migranti protagonista dello spettacolo “Salendo al Sud” della regista nissena Lella Falzone in programma il 19 giugno al teatro “Regina Margherita”. Un esperimento riuscito il face to face tra ex clandestini e minorenni detenuti. Già pronti a rivedersi davanti un pallone, per un torneo di calcetto, oppure a cricket. Sport in voga nei paesi dei profughi che fanno parte del Commonwealth, ma sconosciuto ai nostri ragazzi. La prova che tutti hanno sempre qualcosa da imparare da un altro. Anche se ha il colore della pelle diverso.