Pubblicato il: 12/01/2025 alle 10:39
Johann Wolfgang Goethe ha scritto: «Nulla è più ripugnante della maggioranza: giacché essa consiste in alcuni forti capi, in bricconi che si adattano, in deboli che si assimilano, e nella massa che trotta dietro senza sapere minimamente ciò che vuole.» E’ sempre più evidente, dai fatti, dagli atteggiamenti e dalle parole d’ordine, che Giorgia Meloni possiede una propria concezione della storia come materia che viene plasmata, scolpita da personalità carismatiche, illustri. Una storia intessuta da grandi eventi propiziati da grandi personalità. E in questo particolare momento storico, nel mondo si è indubbiamente imposto un ristretto circolo di capi politici i cui rapporti personali e le cui scelte decidono e decideranno le sorti del pianeta: Trump, Putin, Xi Jinping, ma anche Milei, Erdoğan, Jong-un, Orban e Meloni. Ed essi si presentano, si comportano, recitano da risolutori di ogni problema, grazie alle caratteristiche individuali che li rendono attori unici nelle vicende del loro Paese.
Insomma, Meloni e gli altri “uomini forti” a noi contemporanei hanno una concezione della politica e del potere che inequivocabilmente si ispira, incarna, lo stile di quelle autocrazie che la storia ha già conosciuto. E indubbiamente, Giorgia Meloni appare attratta dal modello dell’“uomo forte”, da quei capi che, eletti democraticamente o meno, hanno imposto o stanno cercando di imporre un segno profondo nella storia e sono caratterizzati da personalità tanto forti quanto inquietanti.
Di contro, al rispetto della Costituzione, al rispetto della divisione dei poteri dello Stato, al rispetto delle regole e dei processi democratici, Meloni appare davvero poco interessata. Semmai, le riforme che sta tentando di portare avanti – costi quel che costi al nostro Paese – vanno nella direzione opposta. Nella conferenza stampa dello scorso 9 gennaio, Giorgia Meloni non ha tracciato un quadro dei problemi del nostro Paese e delle risposte che la politica e il governo sono tenuti a dare ai cittadini ma, ancora una volta, ha rappresentato, celebrato sé stessa come il “salvatore della Patria”, come “l’uomo forte” che assume decisioni e risolve i problemi. Come unico, speciale, imprescindibile capo politico. A costo di apparire grottesca, ovviamente.
Leandro Janni