Pubblicato il: 18/01/2025 alle 08:54
Incontro di grande fascino per la Nissa Domenica prossima a Siracusa contro la capolista del girone I della serie D. Una trasferta molto difficile sulla carta sia in considerazione della classifica sia tenuto conto della sconfitta subita nella partita di andata. Va però ricordato che l'undici nisseno sino ad oggi ha offerto un ottimo rendimento esterno che, unitamente all'imprevedibilità tipica del calcio, consente di coltivare l'ambizione di fare risultato al De Simone. Sono davvero tante le suggestioni suscitate da una partita caratterizzata dall'accesa rivalità tra le tifoserie. Sicilia sicana contro Sicilia greca, zolfo contro salsedine, grano contro pesce, ponte di Capodarso contro Fonte Aretusa, due identità accomunate dall'insularità e dalla storia ma differenziate dalle origini, dalla geografia e dall'orografia. Due microcosmi conviventi nel magnifico universo Sicilia. In realtà la rivalità tra tifosi nisseni e aretusei ha origini relativamente recenti e non è alimentata da reali contrapposizioni storiche, politiche, economiche, amministrative. Nulla che possa essere paragonato alla decennale aspirazione di Gela al ruolo di capoluogo, alla guerra ottocentesca con San Cataldo, alla secessione in epoca fascista di Enna. Tutte contese che inevitabilmente alimentano una rivalità anche calcistica. Non c'è neanche una lunga storia di incontri tra le due squadre che, nella loro storia, hanno incrociato raramente i loro percorsi. Niente che possa essere paragonato alle decine di infuocati derby con il Canicattì o con l'Akragas. Allora da cosa nasce l'acredine tra tifosi nisseni e siracusani? Si può rispondere indicando in un patto tradito l'origine della stessa. Nel 1984, subito dopo la storica partita contro il Licata di Zeman, che vide nascere il gemellaggio con i gialloblù, i tifosi nisseni si recarono a Siracusa intenzionati a stabilire analoghi rapporti amichevoli con gli aretusei. Questi finsero di accettare salvo dopo pochi minuti dallo scambio dei gagliardetti e delle sciarpe bruciare quelle nissene. L'affronto non venne digerito dai nisseni e durante la partita si verificarono dei tafferugli. Al ritorno gli ultrà siracusani vennero accolti come meritavano con conseguenti scontri e sequestro di bandiere e striscioni avvenuto in un noto bar dell'epoca di fronte il glorioso Palmintelli. L'anno dopo la Nissa si reca a Siracusa accompagnata da centinaia di tifosi che, in un De Simone stracolmo, si collocano in curva. Una partita epica con scontri negli spalti e fuori e tifosi nisseni assediati fino a notte. Al ritorno, il 22 febbraio 1984, si disputa una delle partite di maggior tifo mai giocate al Palmintelli. In uno stadio pieno all'inverosimile nonostante la pioggia battente e il freddo intenso i tifosi nisseni offrono uno spettacolo forse mai più uguagliato. Mille bandiere biancoscudate, appositamente fabbricate grazie ad alcuni sponsor, e centinaia di fumogeni accolgono i giocatori all'ingresso in campo. Tifosi aretusei non pervenuti nonostante le bellicose minacce di “invasione del Palmintelli” formulate all'andata.Una battaglia senza esclusione di colpi sul fango di un campo ai limiti della praticabilità consegna alla storia calcistica una rivalità che dura tuttora e che ormai, grazie al proibizionismo che sempre più spesso impedisce le trasferte, soffocando le società calcistiche e penalizzando i tifosi “pacifici” non organizzati, non potrà più essere vissuta neanche in maniera sana e goliardica.
Rombo di tuono
Grazie Rombo di Tuono,
Il tuo articolo mi ha fatto emozionare,
Che tempi meravigliosi il Palmintelli gremito, colmo di tifosi esultanti…