Pubblicato il: 25/01/2025 alle 08:22
Il sottoscritto ing. Iannello Paolo ,con riferimento all’articolo del 24 .01.2025 a firma del giornalista Vincenzo Falci riportato nella vostra testata e relativo alla sentenza emessa dal tribunale di Caltanissetta in relazione all’operazione del 8 luglio 2018 denominata “Pandora” reputa opportuno per onore della verità un chiarimento al fine di fornire i giusti contorni della questione.
Delle gravi e pesanti accuse mosse a mio carico dalla procura e citati nell’articolo sarebbe stato per una corretta informazione anche riportare che con la sentenza sopracitata sono stato prosciolto con la motivazione che il “fatto non sussiste”.
Peraltro da tutte le gravi e pensanti accuse mosse dalla procura nei miei confronti quali “concorso esterno in associazione di tipo mafioso”, “corruzione” , “turbativa d’asta” , “ violazione dei doveri d’ufficio” ”associazione a delinquere” sono stato prosciolto .
Con analoga motivazione perche “il fatto non sussiste”è stato assolto mio figlio Davide dalle accuse a lui imputate .
E’ stato appurato inoltre l’inesistenza di alcun comitato di affari presso l’ufficio tecnico da me diretto poiché tutti i tecnici coinvolti nella vicenda sono sati assolti nei vari gradi di giudizio in via definitiva.
L’unico capo di imputazione rimasto in piedi e per il quale è stata emessa la condanna rimane un singolo episodio afferente la mia funzione di consulente del RUP peraltro riqualificato dalla corte da “corruzione propria” di cui all’art 319 del C.P. a “corruzione impropria” di cui all’art 318 del c.p. per altro susseguente.
Con la citata sentenza sostanzialmente mi si accusa che pur avendo espletato la mia attività di consulente del RUP nel rispetto della legge e senza violazione dei doveri d’ufficio la stessa è stata finalizzata al fine di ottenere per l’atto già compiuto una utilità da parte del beneficiario che nella fattispecie risulterebbe il corruttore e per il quale è pendente presso la corte di appello di Caltanissetta il riesame della sua posizione dopo l’annullamento da parte della cassazione della sentenza di condanna.
Io e il mio legale siamo in attesa della motivazione della sentenza per proporre ricorso in appello dove dimostrare per tale residuo capo di imputazione la mia totale innocenza e la estraneità dei fatti oggetto di condanna. .
Caltanissetta li 25.01.2025 Cordialmente
F.TO Ing. Paolo Iannello
…in effetti “la notizia” è stato presentata in una maniera molto, molto …IMPROPRIA. IMPROPRIA per usare, generosamente, un eufemismo. Cosa che trovo “strana” conoscendo sia il “notiziante”, ma ancora di più il “notiziato”!
L’esercizio del diritto di cronaca non può essere “elastico” e lasciato all’interpretazione del lettore.
Lettore che spesso, leggendo solo i titoli e per di più non avendo cognizione di diritto, non è assolutamente in grado di discernere “le capre dai cavoli”.
Per dire che il cronista non dovrebbe essere interessato a conoscere il gioco di logica inventato da Alcuino di York, filosofo e teologo anglosassone venerato come santo dalla chiesa d’Inghilterra e come beato dalla chiesa cattolica.
Non dovrebbe nel suo articolo riuscire a trovare un accordo di “situazioni difficili”.
Non credo possa essere suo compito conciliare, mediare e “compiacere qualcuno”.
Comunicare deve essere sempre un’affascinante arte,… e non altro.
io mi preoccuperei di dimostrare la eventuale estraneità, piuttosto che lanciarsi in vacui voli pindarici… e non è necessario dover masticare linguaggio giurisprudenziale per comprendere “il notiziante” … non lo si comprende solo se non lo si vuole perché l’attualità brucia…. semmai patetiche sono le arrampicate sugli specchi , ma si sa… la realtà processuale spesso fa male
…intanto c’è una piccola differenza tra me e Lei.
Lo scrivente, oltre ad aver esternato un pensiero, ci ha messo un nome, un cognome e quindi la faccia.
“Il commentante replicante” invece, si fa scudo dell’anonimato.
Ma su questo ci torno alla fine.
Vede, signor …vicio… vicio, la sua risposta è la prova lampante che il messaggio che è arrivato ai lettori è quello che ho paventato io.
Lei si appella alla stessa realtà processuale a cui mi sono appellato io.
Con una differenza: Lei non l’ha capita.
Come forse la maggior parte degli svogliati lettori colpevoli di fermarsi ai titoli.
Proprio la realtà processuale ha detto tutto il contrario di quello che “ha voluto intendere” Lei.
Per questo andrebbe spiegata ai più e non data in pasto “ammantata” da presunte, compiacenti pseudo verità.
Lei, probabilmente “ailurofilo”, ha una innata malcelata, funzione della caccia ai topi.
Anche chi le sta scrivendo è mosso dallo stesso spirito, ma i topi che vorrei stanare io sono quelli che si annidano tra i poteri forti e non certamente chi è apprezzato giornalista (come Vincenzo).
Mi dispiace veramente che il mio commento abbia potuto, seppur minimamente, guastare il giorno del suo compleanno.
Non era questo il mio intento.
Suo, Salvatore Totò Lazzara