Pubblicato il: 14/05/2014 alle 06:59
C'è un pentito che punta l'indice contro i quattro carabinieri in servizio a Gela arrestati dal Ros di Caltanissetta nell'inchiesta antimafia con 15 persone indagate – nove quelle arrestate – che ha svelato i rapporti tra uno dei militari dell'Arma con una cosca locale. A raccontare i retroscena ai magistrati della Dda di Caltanissetta è stato Emanuele Cascino, ex fedelissimo del presunto boss Giuseppe Alferi, inteso ‘u Ierru.
AMICIZIE PERICOLOSE E FAVORI IN CAMBIO DI REGALI
Figura centrale del dossier è il maresciallo Giovanni Primo, l'unico finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e in passato comandante del Nucleo radiomobile di Gela. Sarebbe stato lui, secondo gli inquirenti, ad avere rapporti diretti con affiliati del clan Alferi, sfruttando il ruolo di accedere a dati riservati o intercedendo con i titolari di un'azienda locale di carburanti ai quali imporre i servizi di vigilanza, garantendo anche rifornimenti gratuiti. Il maresciallo Primo, dalla carte dell'inchiesta, in cambio avrebbe ottenuto regali di valore e cellulari. Nella stessa inchiesta sono finiti in manette – si trovano agli arresti domiciliari – i carabinieri Ernesto Licata D’Andrea – l'unico in pensione – Marco Sassone e Salvatore Gurrieri.
FALSE TESTIMONIANZE PER INCIDENTI STRADALI
Il gruppo di carabinieri avrebbe inoltre falsificato testimonianze e dinamiche di incidenti stradali, uno dei quali coinvolse l'imprenditore vicino al maresciallo che puntava ad incassare il premio assicurativo, così come durante il procedimento civile che coinvolse il titolare di una pasticceria locale. Una sua ex dipendente, infatti, reclamava retribuzioni mai ricevute per un rapporto di lavoro a tempo pieno e non, invece, solo part-time. In quell’occasione, proprio il maresciallo arrestato avrebbe assicurato una sua testimonianza di comodo.
TURCO (CONFINDUSTRIA):”A GELA PROSEGUE LIBERAZIONE DA INFILTRAZIONI”
“Apprezzamento e plauso nei confronti della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta in seguito all'indagine che ha condotto all'arresto di carabinieri infedeli e imprenditori vicini alle cosche”. E' quanto dichiara Carmelo Turco, presidente di Confindustria Centro Sicilia, in seguito all'operazione condotta nel Gelese. “Un'indagine condotta in modo brillante e che dimostra, tuttavia, come sia difficile debellare – afferma – il fenomeno mafioso e i suoi continui e perversi tentativi di infiltrazione, anche nei confronti di soggetti appartenenti alle Istituzioni. Il percorso virtuoso di liberazione del mercato dalla presenza di condizionamenti criminali e di denuncia del pizzo e dell'usura – avviato da Confindustria anni or sono – prosegue in modo ancora più deciso e concreto”.
“Confindustria Centro Sicilia è al fianco della Procura di Caltanissetta e ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia che, come nel caso dell'operazione appena conclusa, sferzano dura colpi alla criminalità organizzata, riuscendo – conclude – a sgominare loschi tentativi di infangare l'Arma dei carabinieri”.