Pubblicato il: 08/02/2025 alle 12:32
Chiedevano soldi per mantenere i detenuti in carcere e vanno condannati. La procura non ha dubbi. Tanto da chiedere ancora, dopo la riapertura del dibattimento disposta dal gip, la loro condanna con le stesse pene sollecitate nell’ottobre scorso.
Che, nel concreto, si tradurrebbe in 12 anni di carcere e 14 mila euro di multa per il cinquantottenne Giuseppe Dell’Asta ritenuto in passato sospetto boss della famiglia nissena di Cosa Nostra e già condannato, poco più di otto anni addietro, per mafia e pizzo. Lui, per l’accusa, si sarebbe occupato direttamente dell’estorsione.
Mentre è di 8 gli anni di reclusione e 10 mila euro di multa la richiesta reiterata dai pm per il sessantunenne Giovambattista Vincitore che, invece, avrebbe fatto da cassiere. A lui, attraverso la sua ditta, sarebbero finiti i bonifici per lavori inesistenti che, in realtà, sarebbero stati pagamenti di pizzo da parte dell’imprenditore estorto. I due imputati (assistiti dagli avvocati Davide Anzalone e Dino Milazzo) sono finiti in giudizio, in abbreviato, per rispondere di estorsione aggravata dai metodi mafiosi e autoriciclaggio aggravato in concorso.
Alle richieste dell’accusa si sono rifatte le parti civili, l’imprenditore edile che sarebbe stato taglieggiato e il fratello, il Comune di Caltanissetta e l’associazione Rete per la Legalità Sicilia aps – associazioni e fondazioni contro il racket e l’usura (assistiti dagli avvocati Renata Accardi, Luigi Cuba, Daniela Sollima e Roberta Giordano). Secondo la tesi d’accusa, avrebbero estorto a un imprenditore edile qualcosa settantacinquemila euro nell’arco di una quindicina di mesi.