Pubblicato il: 12/02/2025 alle 11:59
La gestione dei pascoli e dei terreni e il ricorso alla violenza e all'intimidazione per imporre il proprio volere. Sono queste le accuse mosse a quattro persone raggiunte questa mattina da un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emesse dal gip di Caltanissetta al termine di una lunga indagine della Direzione Distrettuale Antimafia. Uno di loro è considerato dagli inquirenti come il referente di Cosa Nostra di Agira. Nei confronti dell’uomo, già condannato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, sono stati raccolti gravi indizi sul tentativo di riprendere il controllo del territorio di Agira avvalendosi proprio di un riconosciuto prestigio tra i clan. Numerosi i reati, tipici della cosiddetta “mafia rurale”. Due estorsioni sarebbero state consumate ai danni di ditte che eseguivano lavori pubblici di modesta entità nel territorio di Agira alle quali sarebbe stata imposta la cessione di materiali e l'esecuzione di lavori privati; un'altra, consumata ai danni di un imprenditore agricolo al quale sarebbe stato imposto di ritirare la querela, rinunciando al risarcimento dei danni, presentata per un furto subito e per il quale erano state rinviate a giudizio tre persone; una quarta estorsione, sempre ai danni di un imprenditore agricolo, al quale sarebbe stato imposto di dare in affitto un terreno per il pascolo, ad un soggetto ritenuto vicino a presunti personaggi criminali dei territori limitrofi; in tal modo, secondo il presunto referente di Agira si sarebbero evitati conflitti tra appartenenti a differenti associazioni per delinquere operanti in aree territoriali vicine. E’ stato poi accertato un incendio di 70 balle di fieno ai danni di un imprenditore agricolo e il violento pestaggio di due allevatori, al fine di imporre, sui terreni delle vittime, il pascolo dei propri animali.