Pubblicato il: 03/07/2014 alle 08:30
Sfruttando l'omonimia con il presidente del Senato, il palermitano Pietro Grasso, con cui in realtà non aveva alcun tipo di rapporto di parentela, prometteva posti di lavoro facendosi pagare da 10 mila a 30 mila euro. Così, un appartenente al corpo della Polizia Municipale di Reggio Calabria, Pietro Desiderio Grasso, è stato arrestato dai finanzieri del Gruppo di Reggio Calabria, che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Adriana Trapani per i reati di truffa, falso, millantato credito e peculato.
Un'altra ordinanza gli è stata notificata dagli investigatori della Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro per reati analoghi contestatigli nell'ambito della stessa inchiesta, nata dalla denuncia di alcuni cittadini. L'indagine della Guardia di Finanza, infatti, ha rivelato che l'uomo, millantando una parentela (“siamo figli di due fratelli”, diceva) con il suo omonimo, l'ex procuratore nazionale antimafia oggi presidente del Senato, ovviamente ignaro di tutto, avrebbe promesso a ingenui cittadini assunzioni presso pubbliche amministrazioni ricevendo in cambio cospicue somme di denaro. Le cifre richieste andavano dai 10mila ai 30mila euro, pagabili anche a rate. Dopo il pagamento l'uomo avrebbe fatto sottoscrivere falsi contratti di assunzione, da lui stesso predisposti. I finanzieri ne hanno trovati parecchi in casa di Grasso: falsi contratti di assunzione intestati al Comune, alla Regione Calabria, al ministero dell'Interno, al ministero delle Politiche agricole e alla Presidenza del Consiglio regionale della Calabria. Su tali documenti erano stati apposti timbri, risultati poi un timbro originale della Polizia Municipale di Reggio Calabria sottratto agli uffici del Comando dove l'uomo prestava servizio, un timbro falsificato riferibile agli uffici amministrativi del Comune di Reggio Calabria ed un timbro lineare della Guardia di Finanza risultato essere completamente contraffatto.
Secondo l'accusa l'uomo avrebbe anche utilizzato per le sue attività illecite le autovetture di servizio di proprietà del corpo di polizia municipale. A suo carico è stato ipotizzato anche il reato di rivelazione di segreto d'ufficio.
Dalla ricostruzione effettuata dalle Fiamme Gialle, le somme intascate da Grasso dal 2010 ad oggi si aggirerebbero a circa 500.000 euro. Le indagini patrimoniali sono tuttora in corso