Pubblicato il: 07/07/2014 alle 08:22
Esplode a Gela la rabbia dei lavoratori del diretto e dell’indotto della Raffineria dopo che l’azienda ha annunciato che non intende avviare due linee di produzione su tre perché in perdita ferme da quando all’interno dello stabilimento si sviluppò un incendio. Sito industriale fermo e oltre 2 mila lavoratori in sciopero. La protesta è iniziata venerdì mattina ma da questa mattina sono stati istituiti cinque blocchi per impedire il transito dei mezzi pesanti in entrata e in uscita dal petrolchimico. Bloccati anche gli straordinari. Sarà una protesta ad oltranza. Nei presidi istituiti c’è uno striscione “Sit in permanente contro la chiusura della Raffineria”. I sindacati temono un disimpegno da parte dei vertici aziendali. A rischio anche gli annunciati investimenti per 700 milioni di euro che permetterebbero una riconversione della fabbrica oltre che agli attuali assetti occupazionali e produttivi. Il sindaco di Gela, Angelo Fasulo, ha chiesto al prefetto di convocare un tavolo di confronto urgente tra le parti.
Il parroco della chiesa “Santa Lucia”, don Luigi Petralia, assistente spirituale del presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta, lancia un appello allo stesso governatore tramite una lettera aperta attraverso cui chiede di “bloccare questa follia della deindustrializzazione, che sarebbe il colpo di grazia non solo per Gela, ma per tutto il Meridione”. Esorta i politici alla mobilitazione. Poi aggiunge: “Non diamo un’altra mano alle mafi Con il nostro silenzio e il nostro disinteresse”!