Pubblicato il: 19/03/2025 alle 08:51
“Sono stato agganciato in uno studio legale di Latina, dove allora ero sotto protezione, dal generale Nicola Pollari che ebbe a sollecitarmi, quasi a rimproverarmi, perché stavamo perseguendo Antonello Montante. Ci sollecitò insomma per lasciarlo in pace”. Così il pentito Pietro Riggio, ex agente di polizia penitenziaria, oggi nuovamente sentito come teste nell’aula bunker di Caltanissetta al processo che vede imputati per il reato di depistaggio gli ex generali dei carabinieri, oggi in pensione Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni. Sono accusati di non aver dato il giusto peso, quando erano in forza alla Dia, alle rivelazioni di Riggio su importanti indagini: dalla cattura di Bernardo Provenzano al progetto di attentato al giudice Leonardo Guarnotta che presiedeva il processo a Marcello Dell’Utri. Riggio aveva fatto rivelazioni anche sulla vicinanza del poliziotto Giovanni Peluso alla mafia. Peluso è il terzo imputato del processo ed è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sempre riguardo all’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, condannato per corruzione e accesso abusivo al sistema informatico, Riggio ha rivelato di essere stato avvicinato, nel 2016, da un’altra persona dei servizi segreti che gli aveva detto di “lasciare in pace Montante”.