Pubblicato il: 29/07/2014 alle 14:03
“Lobby politiche, economiche e affaristiche avrebbero interessi a lucrare sulle necessarie attività di bonifica e smaltimento” del petrolchimico di Gela, una volta chiuso. La denuncia è contenuta in una lettera aperta data oggi ai cronisti da don Luigi Petralia, parroco della chiesa Santa Lucia e consigliere spirituale del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta.
Il sacerdote si dice insospettito dalla “insistenza divenuta stringente sulla dismissione degli impianti di Gela” e, andando col pensiero al terremoto de L'Aquila, intravede il “volteggiare di sciacalli”. Questo “terremoto industriale avrebbe l'effetto di mettere in ginocchio l'economia e lo sviluppo di Gela – scrive il parroco – ma consentirebbe a questi gruppi d'affari interessati al dopo-raffineria di arricchirsi sul sangue dei caduti”.
“Non vedrei molta differenza con ciò che si è visto nel dopo terremoto de L'Aquila – scrive nella sua lettera aperta il sacerdote – quando al telefono gli affaristi delle disgrazie altrui sghignazzavano certi del super guadagno economico della ricostruzione! Se questa fosse la politica che sotto sotto cova e spinge come un tumore che vuol mangiarsi tutto, che Dio ci salvi da simili progetti iniqui, e da coloro che vorrebbero eseguirli”.
Intanto trecento lavoratori a bordo di sei pullman sono partiti ieri sera da Gela alla volta di Roma per lo sciopero nazionale delle maestranze dell'Eni, proclamato da Cgil, Cisl e Uil, e per dar vita con delegazioni degli altri 30 mila dipendenti del gruppo, a un sit-in di protesta davanti a Montecitorio, contro il disimpegno aziendale che minaccia di chiudere tre delle sue cinque raffinerie e due petrolchimici.
Un quadro chiaro della situazione potrà essere tracciato domani, quando, al ministero per lo Sviluppo economico, l'Eni illustrerà i suoi programmi davanti a sindacati confederali, governo, Regione siciliana e comune di Gela.
L'odierno sciopero generale di chimici, lavoratori dell'energia e delle gomme è stato preceduto ieri dalla giornata di lotta del comprensorio gelese, dove in piazza con 20 mila persone sono scesi sindaci, religiosi e leader sindacali come Susanna Camusso. Non c'erano gli iscritti e i simpatizzanti dell'Ugl, che hanno preferito rinviare a oggi la mobilitazione generale per dar vita, a Gela, a un concentramento regionale, davanti ai cancelli del petrolchimico, alla presenza di delegazioni provenienti dai siti industriali di ogni angolo della Sicilia, con la partecipazione del nuovo segretario nazionale della categoria, Geremia Mancini, alla sua prima uscita ufficiale, essendo stato eletto sabato scorso.
“Cercheremo di innalzare a battaglia nazionale il problema di Gela – ha detto, Mancini – perché se noi lasciamo che ogni problema diventi del territorio rischiamo di avere tanti territori in crisi e un Paese in ginocchio. Allora dobbiamo fare al contrario: tentare di sollevare tutte le zone per avere un Paese che si rimetta in piedi. E Gela da oggi rappresenta la battaglia delle battaglie”.