Pubblicato il: 31/07/2014 alle 07:59
Si sono rotte a Roma, le trattative fra azienda e sindacati sulla vertenza Eni riguardante la raffineria di Gela. L’azienda, nel corso di un vertice svoltosi al ministero per lo sviluppo economico, alla presenza del ministro Federica Guidi, ha respinto la richiesta dei sindacati, di riavviare almeno una delle linee di produzione. L’Eni ha ribadito che gli impianti rimangono fermi. Le organizzazioni sindacali dei chimici dei lavoratori dell’energia e della gomma si sono dati appuntamento, domani, a Roma, per decidere un nuovo programma di lotta con scioperi che interesseranno tutte le fabbriche dell’Eni.
A Gela, dove la fabbrica è presidiata da circa un mese, si temono problemi di ordine pubblico. La polizia ha intensificato la vigilanza. Si temono incidenti. Da domani, le segreterie dei sindacati a tutti i livelli, si riuniranno per decidere quali azioni di lotta intraprendere.
Eni investirebbe in totale 2,25 miliardi di cui 250 milioni per la riconversione dello stabilimento, 200 milioni per la bonifica e 1,8 miliardi per aumentare la produzione del gas in Sicilia fino a coprire il 20% del fabbisogno italiano, per ottimizzare i campi offshore e cercare nuovi campi di gas. Le organizzazioni sindacali dei chimici dei lavoratori dell'energia e della gomma si sono dati appuntamento oggi a Roma per decidere un nuovo programma di lotta con scioperi che interesseranno tutte le fabbriche dell'Eni.
Il piano proposto proposto dall'Eni “è inaccettabile”, secondo i segretari generali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Emilio Miceli, Sergio Gigli e Paolo Pirani. “Nell'incontro, nonostante il tentativo di mediazione del ministro Guidi, si è registrata una posizione di rigidità dell'azienda”, secondo i sindacati, rispetto alle richieste di riavviare gli impianti di Gela e di Porto Marghera, così come previsto dagli accordi precedenti. “Ribadiamo la necessità di un intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di riconfermare la valenza strategica del settore industriale del gruppo Eni nel Paese”, concludono i segretari.
“L'Eni parla di una chiusura della raffineria e di un impianto di biocarburanti che occuperebbe 250 persone per un investimento di 250 milioni”, ha dichiarato il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. “Veniamo beffati due volte – conclude – da un lato ti rovinano il paesaggio e l'ambiente con i pozzi e dall'altro ti licenziano i lavoratori”.