Pubblicato il: 13/08/2014 alle 07:44
Conclusi gli studi di scuole medie superiori molti giovani optano per continuare gli studi accademici fuori la Sicilia ritenendo gli atenei dell'isola non idonei a fornire un bagaglio di conoscenze ed esperienze competitivo con il mercato del lavoro. Non tutti, però, ne sono convinti e, nonostante le avversità della vita travolgono gli eventi della vita quotidiana, c'è ancora chi crede nel sistema e vuole completare gli studi nella propria terra.
E' il caso di un giovane che, iscritto in Scienze forestali e ambientali all'Università di Palermo, ha dovuto abbandonare la Sicilia per entrare in un programma di protezione di testimoni seguendo la moglie in un paese del Nord Italia. Dopo i processi contro la criminalità organizzata il giovane ha acquisito un nome falso ma, il desiderio di non lasciare che la mafia vincesse anche sui suoi studi, è stato più forte della paura e ha deciso di scrivere un'accorata lettera al prorettore vicario Vito Ferro, lo scorso 17 ottobre, chiedendogli di avviare una complessa macchina organizzativa per sostenere gli ultimi esami e la discussione di laurea.
“Buongiorno professore – ha scritto il giovane – sono iscritto alla facoltà di Agraria di Palermo, corso di Laurea in Scienze forestali e ambientali del vecchio ordinamento, un suo studente di alcuni anni fa. Molto probabilmente si ricorderà di me, vista la dedizione e la passione che dedica al suo lavoro. Le sto scrivendo per chiederLe di aiutarmi a risolvere un problema che da tanto tempo ormai ho fatto finta di non vedere, ma che adesso ho deciso di affrontare: vorrei finalmente completare il percorso di studi che qualche anno fa ho lasciato a causa di eventi drammatici che hanno coinvolto tragicamente la mia vita, visto che per seguire mia moglie e per amore di giustizia ho dovuto lasciare la Sicilia, i miei genitori, l’Università e tutto ciò che comporta, scegliendo di entrare nel programma di protezione speciale”.
Non si tratta solo di una pergamena da appendere a un muro o di un pezzo di carta per arricchire il curriculum ma un modo per riscattare la propria vita e a ottobre questo desiderio sarà realizzato. Si tratta del primo caso in Italia di laurea in videoconferenza con un candidato veramente “speciale”.
L’Ateneo, infatti, ha immediatamente accolto la richiesta del testimone di giustizia e si è messo in contatto con il Servizio centrale di protezione dei testimoni per concordare le modalità di espletamento degli esami. “Bisognava metterlo in condizione di sostenere gli esami senza dover rischiare la propria vita – ha spiegato Ferro – e ciò poteva avvenire soltanto sostenendo le prove in videoconferenza. Non è stato semplice, ma la collaborazione del coordinatore del corso di studio, Giuseppe Venturella, e dei colleghi Conte, Palazzolo, La Mantia, La Mela Veca, Saiano, Lo Pinto hanno consentito al giovane di avere tutte le informazioni per preparare gli ultimi esami, dai programmi ai libri di testo. Il Servizio centrale di protezione ha messo a disposizione locali, funzionari e collegamento skype per lo svolgimento degli esami secondo le modalità stabilite dall’Ateneo, che ha anche predisposto una opportuna modalità di verbalizzazione degli esami”.
In otto mesi il giovane ha sostenuto i cinque esami che gli mancavano. Per il rettore, si tratta di una nuova sfida “per dimostrare che l’Università di Palermo assiste i suoi studenti anche in condizioni che esulano dalla normalità e che risentono del contesto territoriale siciliano. Oggi possiamo comunicare che questo studente fuori dagli schemi, come lui si definisce, ha completato tutti gli esami e presto potrà discutere la sua tesi di laurea, sempre in modalità videoconferenza, di cui è relatore il professore Giuseppe Venturella. A tutti i docenti va il mio personale ringraziamento per avere condotto a buon fine una esperienza didattica cosi inusuale ma piena di solidarietà umana”.
Il 23 luglio, a esami conclusi, il giovane ha inviato una nuova lettera al prorettore, per ringraziarlo e per chiedergli di raccontare la sua storia, pur rispettando l’anonimato. Una lettera che è una testimonianza pubblica.
“Vi volevo raccontare l’altra faccia della Sicilia che non è soltanto criminalità organizzata e omertà, come molti pensano – scrive lo studente, ormai laureando – ma contiene meravigliosi paesaggi che vanno dal mare alla montagna, che offre mete turistiche piene di storia e di cultura, ma soprattutto ospita persone splendide dotate di onestà, intelligenza e senso di giustizia, in grado di diffondere legalità e solidarietà. Sono un laureando “particolare” dell’ Università di Palermo, diverso dal normale e dagli altri studenti poiché ormai da anni vive in un programma speciale di protezione, in totale segretezza e anonimato, lontano dalla sua terra e dalle sue origini, nascosto e all’ombra dagli occhi indiscreti della criminalità. La mia diversità mi ha reso forte, orgoglioso e stupefatto poiché sto realizzando un sogno che ormai da tempo avevo accantonato: la mia laurea in Scienze forestali e ambientali all’Università degli studi di Palermo. Ciò lo devo a delle splendide persone che prima di essere professori universitari si sono dimostrati delle persone umane mostrandomi solidarietà e legalità. Può sembrare strano ma questo accade a Palermo. Èbastato soltanto accennare la mia situazione e l’impossibilità di recarmi all’Università che subito hanno pensato a emanare un decreto per farmi svolgere gli ultimi esami in modalità videoconferenza. Direi un decreto unico e personale dal momento che sono il primo e l’unico studente in Italia a sostenere gli esami in questa modalità particolare. Che emozione rivedere i mie professori dopo tanto tempo anche se solo per videochiamata. Questo mi ha fatto capire che comportarsi da cittadino onesto comporta sì dei sacrifici e delle rinunce, ma l’onestà paga, ti rende forte e libero dai pregiudizi. Ricorderò con gioia e gratitudine l’impegno mostratomi. Ho scritto questa lettera poiché avevo il desiderio di ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno contribuito a realizzare il mio sogno accantonato”.