Pubblicato il: 16/08/2014 alle 15:15
La soddisfazione del lavoratore è uno degli elementi indispensabili che consentono a un individuo di svolgere al meglio le mansioni che gli sono state affidate; a tal fine gli studi di psicologia del lavoro e delle organizzazioni hanno compreso che, la flessibilità negli orari di lavoro o nella sede può migliorare considerevolmente i risultati di ciascun lavoratore. Dalla letteratura scientifica teorica all’inserimento normativo in una legge e alla reale applicazione in un contesto lavorativo sono, purtroppo, cose molto diverse.
Nonostante le normative hanno già invitato i datori di lavoro a sperimentare modalità organizzative individuali e personalizzate, questo nella pratica non è stato ancora attuato con successo talvolta con il timore – errato – che troppa “libertà” potrebbe essere sinonimo di “improduttività”.
L’Università degli Studi di Palermo ha deciso di avviare il “Progetto Telelavoro 2014” rivolto – in via sperimentale – a 6 dipendenti ma che, se avrà successo, potrà essere esteso a tutti coloro i quali avranno i requisiti minimi per ottenere il beneficio. “Si tratta di un progetto pilota – dice il rettore Roberto Lagalla – che ha come obiettivo quello di accrescere l'efficienza delle amministrazioni universitarie in un’ottica di adeguamento del lavoro sempre più europea. L’intento è quello di razionalizzare il costo del lavoro pubblico contenendo la spesa complessiva per il personale, sia diretta che indiretta, realizzando così la migliore utilizzazione delle risorse umane possibile e garantendo pari opportunità”.
Il progetto parte dal Piano emanato dal ministero dello Sviluppo economico riguarderà solo una parte del monte orario e faranno capo a un responsabile amministrativo della struttura che coordinerà il lavoro a “distanza”.
Chi potrà accedere alla selezione del Progetto sperimentale
Le selezioni avverranno tramite l’assegnazione di un punteggio. Potranno usufruire del telelavoro i dipendenti che abitano molto lontano dagli uffici di appartenenza, con invalidità tali da rendere disagevole il raggiungimento del posto di lavoro e con particolari esigenze di cura nei confronti dei figli minori di otto anni, familiari o conviventi.
In linea generale, le attività maggiormente “telelavorabili” sono tutte quelle che comportano l’utilizzo di procedure prestabilite e quindi autonome, che non necessitano di una continua supervisione o di frequenti contatti con colleghi e con l’utenza esterna. L’Ateneo di Palermo – attraverso i report dei telelavoratori in cui saranno indicati vantaggi, svantaggi e soluzioni adottate – sarà in grado di valutare l’andamento e l’impatto di questa nuova forma di lavoro.
Si avvia dunque una sorta di monitoraggio che darà risultati non solo su prestazioni ed efficienza tecnica, ma anche sull’influsso che il telelavoro avrà sulle relazioni interpersonali.