Pubblicato il: 09/10/2014 alle 08:47
Bilal, il ragazzo afgano
L'altra faccia dell'immigrazione a Caltanissetta ha il volto sorridente di Bilal, l'ingegnere afgano richiedente asilo politico che è stato “arruolato” per dare lezioni di inglese-americano ai detenuti del carcere minorile di Caltanissetta, dove ha tenuto un corso rivolto a sei giovani reclusi grazie ad un progetto finanziato dal Rotary Valle del Salso in collaborazione con l'Istituto penale Minorile, l'Ufficio Immigrazione della Prefettura e l'associazione Migranti Solidali. Una storia che rivela la grande potenzialità degli immigrati che arrivano a Caltanissetta e che si riscattano grazie alle proprie competenze e alla voglia di rialzare la testa, dopo essere sfuggiti alla morte e dalla consapevolezza di non potere più tornare in patria. Bilal, infatti, ha dedicato un ciclo di lezioni di lingua inglese ai minorenni “che hanno sbagliato”. Ed è stato subito feeling tra questo ingegnere afgano e i ragazzi del Minorile. L'iniziativa di finanziare i corsi di lingua straniera è stata finanziata dal Rotary Valle del Salso, attraverso il presidente Giuseppe Grizzanti, che ieri al Cara di Pian del Lago hanno incontrato Bilal insieme al presidente della Pro Loco Giuseppe D’Antona, al viceprefetto aggiunto Gabriele Barbaro responsabile dell'area immigrazione della Prefettura, Toseef Khan, presidente di “Migranti solidali” e Nuccia Miccicchè che dirige l’Ipm di via Filippo Turati.
L'esperienza formativa, però, non si ferma qui. A molti, infatti, è piaciuto l'approccio offerto da Bilal durante le lezioni. “Si è mostrato un vero professionista e un ottimo formatore”, ha detto entusiasta la direttrice del carcere Minorile. E' abbastanza turbolento il rapporto che Caltanissetta sta vivendo in questo periodo con la popolazione straniera. La cronaca ha riportato in primo piano episodi che poco hanno a che vedere con l'integrazione, dall'una e dall'altra parte.
“Penso che questa esperienza insegna molto – ha spiegato in tal senso il viceprefetto Barbaro – insegna ai ragazzi che vengono da lontano che qualcuno di loro si è distinto. Bilal è arrivato da poco e in appena un anno parla l’italiano, lo capisce ancora meglio ed è capace di fare lezioni d’inglese. Però questa storia è capace di dare una lezione a quegli italiani da cui troppo spesso ho sentito dei commenti un po’ ingiusti, perchè si fa di tutta un’erba un fascio. E non bisogna farlo, perchè come ci sono italiani che si comportano in un certo modo, così sono gli immigrati. Quindi c’è chi si comporta bene e chi si comporta male, poi siamo tutti diversi anche nelle stesse nazionalità. Prendiamo tutti esempio da una persona che si è impegnata ed ha studiato. Io lo incontravo spesso passeggiando alla Villa Amedeo, che si trova vicino la Prefettura e mentre passeggiavo il cane, trovavo lui con i libri in mano. Lo vedevo nella panchina sempre a studiare. Poi piano piano ha imparato, è una cosa importante per tutti anche per gli italiani, il fatto di imparare cose nuove. E’ un modello”.
“Se fossero tutti così i ragazzi che vengono qui – dice Barbato con tono ironico – avremmo tanti ragazzi che parlano italiano e insegnano inglese ai nostri ragazzi italiani che nonostante vadano a scuola e lo studino, non sempre l’inglese non lo conoscono. Ecco è un esempio per tutti noi, che dovrebbe fare riflettere italiani e non italiani”, ha aggiunto Gabriele Barbaro, che presiede la commissione per lo status di rifugiato che ha gli uffici nel Cara di Pian del Lago.