Pubblicato il: 30/10/2014 alle 11:04
Felice Crosta
La bomba ecologica rappresentata dalla miniera Bosco-Palo ha, per gli inquirenti di Caltanissetta, un solo colpevole. La Regione Siciliana e la sua ragnatela di burocrati e funzionari che dovevano vigilare sullo stato di salute dei siti minerari dismessi e non lo hanno fatto per oltre un ventennio. Colpe, omissioni, negligenze, ritardi. Una serie di illeciti figli più della malagestione che della volontà di provocare intenzionalmente un disastro ambientale nelle valli dell'hinterland tra San Cataldo e Serradifalco, che comunque è stato prodotto e ha deturpato un sito di suggestiva bellezza con tonnellate di rifiuti tossici. Tant'è che nel registro degli indagati la Procura di Caltanissetta ha iscritto Felice Crosta, l'ex superburocrate della Regione che era finito al centro dello scandalo per la maxi pensione da 41mila euro mensili, e tirato in ballo come vice commissario delegato per l'emergenza bonifiche e nella qualità di titolare di tutte le competenze del Commissario delegato per l'Emergenza Bonifiche e nominato con l'ordinanza 641 del 23 luglio 2001 e rimasto in carica fino al 19 febbraio 2010.
Marco LupoAvviso di garanzia anche per Dario Ticali, in veste di titolare della strutture del soggetto attuatore del commissario delegato in materia di bonifiche e di risanamento ambientale dei Suoli della Regione Siciliana. Ticali è stato nominato con l'ordinanza 3852 della presidenza del Consiglio dei ministri firmata il 9 febbraio del 2010 ed è rimasto in carica fino al 14 marzo del 2012. Ultimo nome finito sotto inchiesta è quello di Marco Lupo, in qualità di titolare della struttura del soggetto attuatore del Commissario delegato in materia di bonifiche e di risanamento ambientale dei suoli della Regione Siciliana, anche lui nominato dalla presidenza del consiglio dei ministri con l'ordinanza 5008 il 14 marzo del 2012 e rimasto in carica fino al 31 dicembre dello stesso anno, nonché come dirigente generale del dipartimento regionale acque e rifiuti dietro nomina del capo dipartimento della Protezione civile datata 29 marzo 2013.
Un lavoro complesso e difficile quello che ha visto impegnati i magistrati e i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Palermo che, insieme ai colleghi di Caltanissetta, in questi anni hanno raccolto una mole di documentazione dai polverosi archivi degli uffici regionali centrali e periferici, alcuni dei quali risalenti agli anni Ottanta. Così è stato ricostruito l'iter sulle condizioni dei tre siti minerari impregnati di di fibre di amianto ma che – come hanno rimarcato oggi il procuratore Sergio Lari e l'aggiunto Nico Gozzo – non ha contaminato nè l'atmosfera nè le acque. Gli inquirenti hanno quindi ridimensionato l'allarmismo che s'era generato dal binomio miniere-tumori, anche sulla scorta di specifiche consulenze con cui la Procura ha smentito lo studio scientifico elaborato dall'Asp di Ragusa sull'incidenza di patologie tumorali e relativi decessi in questa fascia centrale della provincia di Caltanissetta. Di fatto, le miniere Bosco e Palo 1 e Palo 2 sono diventate cattedrali nel deserto dove i rifiuti di cemento-amianto e gli olii esausti si sono accumulati a causa anche dei crolli delle coperture dei capannoni.
Dario TicaliNell'atto d'accusa, il Gip di Caltanissetta ha fissato quali dovranno essere le prossime tappe per la rimozione del materiale contaminato – che dovrà avvenire entro sei mesi – la bonifica dell'intera area e la riqualificazione dei tre ex stabilimenti minerari. Un iter che dovrà concludersi entro quattro anni. Soltanto allora le miniere di Bosco-Palo potranno tornare ad essere fruibili e non più “malate”.
“Inoltre altri ingenti quantitativi di rifiuti sono costituiti dallo stoccaggio per effetto del mancato smaltimento nel tempo dei residui dell'attività estrattiva e del loro trattamento. Tali tipologie di rifiuti che interessano consistenti superfici delle aree sequestrate essendo state abbandonate per periodi di gran lunga superiori a quello minimo di un anno richiesto dalla norma, conducono a configurare il reato di discarica non autorizzata, dal quale discende vista l'estensione e la consistenza del sito interessato, anche quello di disastro colposo”, è stato spiegato dagli inquirenti in conferenza stampa. “E' pericoloso l'attuale stato del sito all'esterno per lo stato dell'amianto dismesso e divenuto friabile per l'azione degli agenti atmosferici negli ultimi anni. Per tale motivo – hanno concluso – il Gip ha nominato l'assessore al ramo custode del sito ora sequestrato”.
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“Bosco-Palo, gli inquirenti: “Acque e aria sane, nessuna relazione con i tumori. Entro sei mesi la bonifica”