Pubblicato il: 12/11/2014 alle 16:16
La Cassazione oggi ha confermato le condanne a due dei tre sancataldesi trovati con un arsenale composto da quattro fucili a canne mozze. La sentenza ha interessato l'imprenditore Maurizio Di Vita, al quale sono stati confermati 4 anni e 4 mesi, e il carrozziere Renato Alfonso Lipari (difesi dagli avvocati Dino Milazzo e Giacomo Butera), cui la Suprema Corte ha confermato la pena a 3 anni e 4 giorni, accusati di detenzione illegale di armi e munizioni. I due sancataldesi, nel novembre del 2009, furono arrestati insieme ad Antonio Cordaro – per lui la sentenza è già passata in giudicato – dalla Squadra Mobile di Caltanissetta nell'ambito dell'operazione Tridentes. Inizialmente si sospettava che i quattro fucili a canne mozze (tre dei quali ritrovati nella campagna di Di Vita e un quarto sotterrato da Lipari nel terreno della sua villetta) appartenessero alla cosca mafiosa di San Cataldo considerato che Di Vita e Cordaro hanno precedenti per associazione mafiosa. Gli investigatori si appostarono su una collina, filmando l'arrivo di Lipari e Cordaro che portavano grossi tubi nelll'abitazione di Di Vita. Il blitz scattò alcune ore dopo. Ma l'aggravante mafiosa fu subito esclusa dal Gip e poi nei vari processi che ne sono seguiti. Ora le condanne sono diventate definitive per Maurizio Di Vita e Renato Alfonso Lipari.