Pubblicato il: 05/03/2016 alle 11:07
In preparazione della partecipazione di un gruppo di studenti delle classi quinte ad un’udienza di un processo e al fine anche di fornire elementi di conoscenza e riflessione per le prossime scelte universitarie, nella Biblioteca del Liceo scientifico i ragazzi hanno partecipato ad una lezione del giudice Giovanbattista Tona.
Il magistrato nisseno svolge la professione dal 1996: a Caltanissetta è stato giudice a latere della Corte di Assise fino al 2000, Giudice dell’udienza preliminare e delle indagini preliminari del Tribunale dal 2000 fino al 2010 e dal 2011 a tutt’oggi è consigliere della Corte d’Appello.
“Quello che siamo abituati a vivere quotidianamente come cittadini è un approccio mediato, indiretto nei confronti di un processo” esordisce Tona, a proposito del fatto che questo venga spesso visto come un format televisivo lontano dalla realtà in cui tutto può succedere, nel corso del quale vengono esaminate curiose vicende a dir poco inverosimili, mentre nella vita vera “il processo è qualcosa di complicato” e “il mestiere del giudice si basa quasi interamente sulla capacità di saper ascoltare, leggere e prendere confidenza con i fatti, capacità viste anche come opportunità, che vengono prima non solo del prendere decisioni ma anche del giudicare se la condotta dell’imputato in relazione ai fatti accaduti sia meritevole di sanzione: facendo il giudice si possono osservare i veloci cambiamenti del mondo pur rimanendo all’interno di un palazzo di giustizia”.
Il giudice Tona, abituato a rivolgersi a platee di studenti di tutte le scuole e di tutte le età, in questa occasione ha usato un efficace parallelo tra procedura giuridica e metodo scientifico, consistenti entrambi in analisi obiettiva del problema ed elaborazione di ipotesi e di dati da fonti veritiere, comportando comunque un esercizio di potere, che nel caso della procedura giuridica limita la libertà dei cittadini e che attraverso un metodo di lavoro, cioè di regole, garantisce di approdare a una verità, a una sentenza, passando attraverso quel “ragionevole dubbio” che pone un limite alla libertà di convincimento del giudice.
Il magistrato ha precisato che la logica, dalla quale scaturisce un pensiero flessibile, è l’unico mezzo con cui affrontare un lavoro che applichi criteri di imparzialità. Ciò nondimeno, se non si sono mai affrontati studi di carattere giuridico, c’è da sapere che i processi come vengono illustrati nei telefilm stranieri applicano solitamente il diritto anglosassone, diverso da quello italiano, in cui sostanzialmente il giudice decide solo in base alla legge.
Il dottor Tona ha abilmente messo in luce durante il suo resoconto le fasi del processo in Italia, dalle indagini preliminari alla collaborazione nelle indagini tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, al vaglio delle prove all’emissione di misure cautelari, allo svolgimento del processo vero e proprio con le figure che vi prendono parte e la relativa disposizione in aula. Sono stati esplicati i compiti della difesa, l’intervento della giuria popolare e la modalità di elaborazione della eventuale condanna dell’imputato, i gradi di giudizio nel nostro sistema, il processo d’appello e il ricorso in Corte di Cassazione.
Gli studenti hanno posto molte domande alla fine della lectio, sia di approfondimento su quanto ascoltato dal giudice, sia ispirate da curiosità personali, dando così vita a un vivace dibattito. Quando è stato chiesto un consiglio per le decisioni per il proprio futuro, Tona ha detto che occorre combattere uno specifico atteggiamento tipico siciliano, la “propensione al vittimismo, nella terra dei lamentatori”, che fomenta una confusione ovunque presente in età contemporanea. Occorre reagire attraverso una grande “flessibilità mentale”, oltre che – quasi a voler contrastare l’odierna smodata ricerca di qualifiche negli studi – un sapere, più che specialistico, “reticolare”.