Pubblicato il: 28/04/2016 alle 14:45
Crolla in toto l'impianto accusatorio mosso nei confronti di Vincenzo Sabato, 47 anni, che è stato assolto “perché il fatto non sussiste” dall'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato – nel caso specifico la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta – perché secondo il teorema accusatorio avrebbe gonfiato fatture per la fornitura di impianti d'intercettazioni video noleggiati per indagini. Sabato, secondo il pubblico ministero Cristina Lucchini, sarebbe stato l'amministratore di fatto della società “V. Technologies”, mentre per la difesa la sua figura andava inquadrata come dipendente.
Ma il giudice monocratico Valentina Balbo ha smontato il teorema della Procura che chiedeva la condanna a 5 anni e 4 mesi per Sabato, scagionando l'imputato così come chiesto dall'avvocato Massimiliano Bellini che nel corso della sua arringa ha parlato di un processo “geneticamente malformato, in cui l'unica certezza processuale è l'assenza di prove”. Secondo gli inquirenti, Vincenzo Sabato avrebbe emesso le fatture all'incasso, intascando ingiustamente 53.440 euro dal ministero della Giustizia.
A fare scattare l'indagine a carico dei vertici della società che opera nel campo delle intercettazioni sono stati tre appalti per l'esecuzione di due decreti di videosorveglianza nell'ambito di una indagine coordinata dai magistrati dell'Antimafia nissena. I primi due per la trasmissioni di immagini da sistemi installati a Montedoro e che dovevano trasferire il segnale all'aula bunker Malaspina; l'altro con immagini riprese da telecamere-spia sistemate a Chiaramonte Gulfi e da girare sempre alla stessa destinazione, il centro di raccolta delle intercettazione nella stessa aula bunker. Più in dettaglio, il primo impianto in contrada Soprapalo, attraverso quelli che tecnicamente vengono indicati come rilanci, consentiva di fare giungere le immagini a destinazione attraverso quattro ripetizioni di segnale: dalla sorgente di ripresa ad un palo che distava un centinaio di metri, da lì a Sutera, poi per monte San Giuliano e dal “Redentore” all'aula bunker. L'altra stazione trasmittente partiva sempre da Montedoro, questa volta in contrada Pietra per poi passare a Sutera, da lì a monte San Giuliano e ancora al bunker. Ultimo della serie, un sistema emittente a Chiaramonte Gulfi con sei rilanci di segnale passando per Comiso, Gela, Butera, Mazzarino, monte San Giuliano e, infine, l'aula bunker.
Ma il giudice, in camera di consiglio, ha ritenuto infondate le accuse e ha assolto Vincenzo Sabato dall'accusa di aver raggirato la Procura di Caltanissetta sul pagamento del noleggio delle apparecchiature di videointercettazione.