Pubblicato il: 28/04/2016 alle 21:08
Una storia di malagiustizia quella che stasera è stata raccontata a “Le Iene” da Gaetano Pecoraro, che ha intervistato il maresciallo aiutante dei carabinieri Giuseppe Sillitti – originario di Caltanissetta e attualmente comandante della Stazione di Apricena, in provincia di Foggia – arrestato tre anni fa con i colleghi Luigi Glori, Michele Falco e Giovanni Aidone, perché sospettati di essere collusi con i clan Cenicola-Riggi di Lucera, nel Foggiano, depistando le indagini in loro favore.
Sillitti, che all'epoca prestava servizio a Lucera, aveva trascorso venti giorni nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere – sette dei quali in isolamento – prima di essere scarcerato dal Tribunale del Riesame. Provvedimento poi confermato dalla Cassazione.
E dal processo, tutti gli imputati sono usciti tutti innocenti dopo che la Corte d'Assise di Foggia ha smontato l'intero impianto accusatorio, evidenziando anche una condotta investigativa “poco ortodossa” da parte del sostituto procuratore Alessio Marangelli, all'epoca in servizio alla Procura di Lucera in veste di titolare del dossier “Reset”. Nel servizio andato in onda su Italia Uno (qui il link https://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/pecoraro-da-carabiniere-a-carcerato_614204.html), il sottufficiale dell'Arma nisseno ha raccontato i retroscena della sua odissea giudiziaria e i conflitti con l'allora pm Marangelli, che Sillitti ha controdenunciato dopo essere stato assolto da tutte le accuse insieme ai suoi commilitoni. Un caso che ebbe una eco in tutta Italia, finita anche in Parlamento a seguito di alcune interrogazioni avanzate sulla condotta del magistrato e sull'inchiesta conclusasi in una bolla di sapone.