Pubblicato il: 07/09/2016 alle 11:41
L’usura è un fenomeno per definizione sommerso, ma l’Eurispes ha provato a misurarlo, utilizzando tutti gli indicatori disponibili: ammonta ad almeno 82 miliardi all’anno il fatturato di questa attività criminale che colpisce famiglie e imprese.
Una stima a cui si arriva a partire da un capitale prestato dai “cravattari” – spesso collegati alla criminalità organizzata – che si aggira sui 37,25 miliardi di euro (dati 2015) e applicando un tasso d’interesse medio del 10% al mese, così che il capitale effettivamente restituito lievita fino a 81,95 miliardi. Anche se il dato reale è probabilmente ancora più alto.
«Le organizzazioni criminali hanno ben compreso che l’usura rappresenta un metodo di straordinaria efficacia da un lato per riciclare denaro sporco e ottenere facilmente ingenti guadagni, dall’altro per impossessarsi di quelle imprese e attività che non sono in grado di far fronte ai debiti contratti, divenendo dapprima soci e in seguito veri e propri proprietari. Tutto questo con rischi più contenuti rispetto a quelli connessi ad altre attività illecite come ad esempio il traffico di stupefacenti» ha spiegato Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes -, presentando il rapporto dell’istituto di ricerca con il titolo “Usura: quando il credito è ‘in nero’”.
La categoria professionale che risulta più colpita dall’usura è quella dei commercianti. La stima per il totale delle aziende del settore commercio e servizi è di 5 miliardi di capitale versato e di 11 miliardi di capitale restituito. Ma anche le imprese agricole non sono immuni da questo flagello. L’Eurispes, infatti, stima che circa il 10% dei soggetti di questo comparto sia stato coinvolto, calcolando 5 miliardi di capitale prestato e 11 di capitale restituito.
Sono tutte meridionali le dieci province più permeabili all’usura, secondo il rapporto stilato dall’Eurispes. Tutte eccetto una: Parma, che risulta addirittura la numero uno in questa classifica. Seguono Crotone, Siracusa, Foggia, Trapani, Vibo Valentia, Palermo, Avellino, Catania e Caltanissetta. Purtroppo non sorprende la presenza massiccia dei territori del Sud, stretti tra la presa della criminalità mafiosa e gli effetti più duri della crisi economica.