Pubblicato il: 17/11/2013 alle 16:53
Il panorama cinematografico italiano si arricchisce giorno dopo giorno di giovani talenti e noi abbiamo avuto l'onore e il piacere di intervistare Chiara Rap, una regista emergente che quest'anno partecipa al Festival Internazionale del Film di Roma. Tra l'altro ve ne avevamo già parlato nell'articolo sul Cineforum “Certi Diritti”.
Chiara, sei molto giovane, eppure hai già vinto vari premi di prestigio. Vuoi dirci com'è nata la tua passione per il cinema e come l'hai coltivata?
A 8 anni, per la mia Prima Comunione, mi sono fatta regalare una telecamera. A 12 anni ho girato e montato con due videoregistratori il mio primo corto, una cosa tanto tenera quanto inguardabile. Sono cresciuta in un ambiente ricco di arte: mio padre è un architetto e mia madre una musicista, inoltre sono entrambi insegnanti e hanno sempre allestito spettacoli nelle loro scuole. Insomma, desiderare di fare qualcos’altro sarebbe stato veramente impossibile.
La cinematografia moderna si rivela sempre più ricca e variegata. Tu ti ispiri in particolare a qualche regista del passato o contemporaneo? Qual è il tuo preferito?
Non ho un regista preferito. Mi piace molto Ferzan Ozpetek per il tipo di lavoro che fa con gli attori, ma allo stesso tempo adoro le trame contorte di Christopher Nolan: sono due mondi completamente diversi. Mi piace guardare e riguardare le cose che mi toccano e mi ispirano per cercare di emulare la stessa magia che il regista ha messo in atto in quel momento. La cinematografia è talmente variegata che farsi ispirare solo da uno o due sarebbe riduttivo, tant’è vero che cerco anche al di fuori, nel mondo delle serie televisive e nel teatro.
Le tue opere, tra cui Pepe Nero e Regina Bianca, toccano temi delicati legati all'omosessualità e lo fanno con coraggio e profonda introspezione. Cosa desideri trasmettere al tuo pubblico? Qual è il tuo obiettivo mediatico?
Io scrivo quello che vorrei vedere al cinema, ma che poi sul mercato non si trova. Èproprio questa lacuna che stimola la mia immaginazione. Se poi riesco anche a realizzarlo, vuol dire che sto riuscendo a fare della mia passione il mio lavoro. Pepe Nero parla della scelta di una ragazza che non sa se fare quello che deve fare o quello che vorrebbe fare, mentre Regina Bianca (da poco proiettato al Mittle Cinema Fest di Budapest, N.d.R.) racconta la crisi di una famiglia e la sua riconciliazione: in entrambi casi l’omosessualità fa da sfondo, ma non è il tema principale. L’obiettivo è proprio quello, raccontare storie normali di persone normali.
Come già accennato, la tua carriera è già ricca di importanti riconoscimenti, ma per il successo conta anche il lavoro di squadra. Come scegli il cast di volta in volta? Quali criteri devono soddisfare attori e tecnici?
Questa è una domanda meravigliosa, perché scegliere il cast è una cosa che adoro. Amo il lavoro di squadra, sia nel momento della realizzazione, che in quello precedente, cioè della scrittura. Non sono affatto una scrittrice solitaria, anzi, ancora in corso d’opera, cerco di condividere quello che scrivo con più persone possibili, amici o solo conoscenti, addetti ai lavori e non. Solo così posso imparare e raggiungere il risultato migliore. Cerco la stessa atmosfera anche nella troupe: si lavora a stretto contatto per tanti giorni e la squadra diventa un po’ come la tua famiglia, non puoi scegliere le persone sbagliate, perché poi ne risente il film. Sul cast artistico il discorso non è tanto diverso: forse la parte che preferisco delle riprese è il lavoro con gli attori, perciò cerco persone che abbiano voglia di sperimentare e con le quali imparare sempre qualcosa di nuovo.
Sulle tue pagine Twitter e Facebook ti vediamo sempre impegnata tra un set e l'altro. Quali sono i tuoi programmi a breve e lungo termine per il futuro?
In questo momento sto lavorando alla distribuzione di Marina, un film che verrà proiettato al Festival Internazionale del Film di Roma. Infatti, oltre alla regia, mi sto specializzando in produzione, che spesso rappresenta una maniera alternativa per entrare nel mondo del cinema. Tuttavia ho un progetto pronto nel cassetto, a cui sto lavorando da quasi un anno: racconta “una storia normale di persone normali” a cui tengo molto. La sceneggiatura c’è, ma ovviamente mancano i fondi. In Italia trovare un produttore che investa su una regista donna esordiente sotto i trent'anni è quasi impossibile, ma non si sa mai!
E noi dal canto nostro non possiamo che augurarci che sempre più fondi vengano investiti per sostenere e incoraggiare il cinema italiano, quello più meritevole, fatto di artisti che sognano di poter raccontare al mondo storie vere, profondamente reali e toccanti.
Articolo di Alessandra Andrisani per Agenzia fuoritutto