Pubblicato il: 15/06/2015 alle 10:34
di Marika Contino
La rassegna I Art al Castello Ursino di Catania, si è arricchita di una rappresentazione teatrale di grande qualità e originalità che, grazie alla riduzione di Nellina Laganà ha regalato al pubblico un frammento della passione “femminile” raccontata dalla letteratura ormai divenuta parte integrante dei “classici”.
Sono anime, ormai, sono donne morte, hanno superato il tormento dell’esistere. Sono, Gna Pina (la lupa), Peppa (l’amante di Gramigna), Bianca Trao (Mastro don Gesualdo), la Capinera, donne che si son lasciate dietro le angustie e le pene e le raccontano col distacco di chi ora vive le proprie sofferenze dall’alto del proprio dolore. Sono donne verghiane, pirandelliane, sono le donne del Brancati e Bufalino, di Buttitta, Sciascia, Patti… sono donne di questa nostra terra, sono amanti, spose, figlie, suocere, sono femmine, ragazze, sono madonne, madri dolenti.
A dare forza e corpo alle parole dei più grandi scrittori e poeti del nostro tempo, l’efficace e intelligente regia di Gianni Scuto che ha inteso omaggiare così il mondo femminile, dando cioè risalto alle testimonianze poetiche di vita dopo la morte.
“Queste donne – ha raccontato Gianni Scuto – sono fantasmi che tornano a vivere momenti della loro vita ormai liberi da condizionamenti terreni, lievi ectoplasmi che ripercorrono attimi di vissuto scanditi da lacerante e coinvolgente musica Jazz riletta ed arrangiata assieme a brani della nostra tradizione popolare. Donne e musica, come una elegia scevra ormai da passioni e sentimenti fuorvianti, passi e gesti tra le nuvole, liberazione quindi, come passi di una danza nuova e catartica”.
I costumi, candidi, grandissimi e svolazzanti sono diventati parte integrante del testo scivolando su quei corpi quasi inesistenti hanno dato il senso della lievità, della bellezza dell’anima, della leggerezza del non essere più.
Alchimia Jazz è stato uno spettacolo di grande impatto visivo, coinvolgente non solo nel testo e nella regia ma soprattutto nell’uso della musica che, grazie ad esecutori come Alberto Alibrandi maestro jazzista di fama internazionale e Paolo Capodanno esperto in musica popolare siciliana, ha dato alla messa in scena il vero tocco di originalità: La musica, il jazz nello specifico, non come accompagnamento, ma in primo piano, laddove cioè le parole la inseguivano e la raggiungevano in corsa. Un jazz che, offerto da un grande maestro come Alberto Alibrandi, già da solo vale uno spettacolo intero. Musica jazz ma anche, in una interessantissima commistione di suoni e di note, i canti popolari grazie ai quali, quando interpretati dalla voce antica, naturalmente popolare e passionale di Cinzia Caminiti, artista a tutto tondo, si sono toccati momenti di pura liricità.
Buone le performance delle attrici in scena in particolare quella leggera di Tiziana Giletto, bella, giovane e disinibita Agatina, protagonista di “Giovannino” di Ercole Patti (interpretato da Alberto Alibrandi), momento quanto mai esilarante e ben accetto da tutto il pubblico presente; quella di Cettina Bonaffini (nel ruolo della Madonna e Bianca Trao) e di Antonella Scornavacca (nella Lupa di verghiana memoria).
Mattatrice assoluta del palcoscenico è stata Nellina Laganà la cui magistrale interprestazione dei monologhi era truce come il nero dei suoi abiti che simboleggiava la notte e il dolore senza limiti di tempo e di spazio
Alchimia jazz: un esperimento artistico perfettamente riuscito e che ha riscosso un convinto e commosso applauso del pubblico.
ALCHIMIA JAZZ
Riduzione teatrale di NELLINA LAGANA'
CON:
Nellina Laganà, Alberto Alibrandi, Cettina Bonaffini, Cinzia Caminiti Nicotra, Paolo Capodanno, Tiziana Giletto, Antonella Scornavacca, Rosalba Sinesio.
Musiche originali di Alberto Alibrandi e Paolo Capodanno
Costumi : Cinzia Caminiti
Regia di Gianni Scuto