Pubblicato il: 14/04/2017 alle 17:46
E' a un passo dall'essere chiusa l'indagine sui presunti danni ambientali causati, secondo la Procura nissena, dallo sversamento del percolato – i liquami prodotti dai rifiuti solidi – della discarica di contrada Stretto Giordano nelle falde acquifere. Un'inchiesta nella quale la Procura nissena contesta diverse violazioni e sembra anche che i magistrati stiano cercando chiarimenti su eventuali responsabilità anche dell'attuale amministrazione, oltre che di quelle precedenti, ma non è chiaro se vi siano o meno nuovi indagati rispetto a quelli già finiti al centro dell'inchiesta diverso tempo fa. Se ci saranno novità arriveranno al momento della notifica dell'avviso di chiusura indagini. Una vicenda che si trascina da parecchi anni e già in passato passata al vaglio da inquirenti e giudici; l'ultima inchiesta vedeva indagati gli ex sindaci Salvatore Messana, 58 anni e Michele Campisi, 54 anni, l'ex capo dell'Ufficio Tecnico comunale Gaetano Corvo, 70 anni (già assolto nel primo processo e che si è visto dichiarare prescritte le accuse nel secondo giudizio), l'ex assessore comunale ed ex presidente dell'Ato Giuseppe Cimino, 68 anni, la liquidatrice dell'Ato Eisa Ingala, 54 anni, il responsabile dell'area tecnica dell'Ato Salvatore Rumeo, 58 anni, l'ex direttore tecnico dell'Ato Graziano Scontrino, 42 anni, e il direttore tecnico della discarica Sergio Montagnino 61 anni. Il punto centrale riguarda la mancata attenzione sulle condizioni del sito di stoccaggio da parte dei responsabili della discarica e delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni: l'ultima perizia fatta eseguire dalla magistratura ha avuto un esito per nulla lusinghiero, visto che i consulenti affermarono che: "La discarica di contrada Stretto Giordano si trova in condizioni ancora veramente molto lontane da una sensibilità ambientale soddisfacente. Esiste un inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee, tanto più grave se consideriamo che la carenza di dati costringe ad operare in condizioni di ignoranza anche da parte di coloro che avrebbero l'obbligo istituzionale di provvedere alla salvaguardia dell'ambiente ed alla salute delle persone". La vicenda in passato è già finita in un'aula di giustizia visto che si sono già celebrati due processi per danni ambientali. E si parla di danno ambientale anche nella nuova inchiesta, con quest'accusa contestata agli indagati a vario titolo insieme a quelle di gestione di rifiuti non autorizzata, danneggiamento e adulterazione delle falde acquifere e non limitate fino a un certo periodo, ma come se il reato fosse ancora commesso attualmente, la cosiddetta condotta permanente. Il collegio di difesa è formato dagli avvocati Giacomo Butera, Sergio Iacona, Raffaele Palermo e Giuseppe Panepinto. (Vincenzo Pane, La Sicilia)