Pubblicato il: 14/04/2017 alle 18:19
Comunicato congiunto a firma dell’Associazione Italiana Medici (AIM) e dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) sul “caso” Fondazione degli OMCeO siciliani che di seguito pubblichiamo.
"Nel giorno in cui anche un secondo Ordine provinciale siciliano, quello di Agrigento, seguendo l’esempio di Caltanissetta, ha comunicato la sua fuoriuscita dalla “Fondazione degli OMCeO siciliani”, sancendo nei fatti la fine di un’iniziativa che, nei termini e nei modi con la quale è stata concepita, ha minato alle fondamenta la credibilità dell’Istituzione Ordinistica e della Professione medica tutta, si è assistito ad una reazione scomposta da parte del Presidente dell’OMCeO di Palermo, capofila della costituzione di un ente di diritto privato, concepito per “sottrarre” agli Ordini le competenze ad essi attribuite dalle normative vigenti, senza tuttavia essere soggetto a controllo alcuno da parte degli camici bianchi chiamati per legge ad essere iscritti agli OMCeO provinciali.
Le dichiarazioni del Presidente dell’OMCeO di Palermo hanno le parvenze di un malcelato tentativo di spostare l’attenzione rispetto al merito delle questioni sollevate, ovvero di scelte prese da pochi e mal digerite da parte di centinaia di medici iscritti agli ordini siciliani, nonché di mistificare la realtà dei fatti, sconfinando nella delazione gratuita nei confronti di associazioni che, con spirito volontaristico, si propongono l’obiettivo di rappresentare i propri iscritti, medici italiani e giovani medici, orientando le loro azioni sulla base delle evidenze e dei dati, e non in funzione delle appartenenze e delle visioni di parte, che tanto danno hanno arrecato negli anni alla sanità italiana ed agli operatori che in essa operano.
L’insofferenza degli iscritti e delle associazioni nei confronti del “caso” Fondazione OMCeO siciliani sono primariamente e principalmente indirizzate nei confronti delle modalità e nei termini con cui è stata gestita la costituzione, ad opera degli OMCeO siciliani, di un Ente di diritto privato che espropria le competenze degli OMCeO per attribuirle ad un sistema chiuso non accessibile agli iscritti agli OMCeO, stante la natura giuridica di tali entità.
Mentre la Fondazione “perdeva pezzi” strada facendo, il Consiglio Direttivo dell’OMCeO di Palermo si affrettava a proporre ed approvare, a maggioranza, delle modifiche allo Statuto della Fondazione in questione, tali da non rimuovere le criticità prima rappresentate. Questo a fronte della espressa richiesta di seguire l’esempio di Caltanissetta, nel senso di interrogare in via preliminare l’assemblea degli iscritti circa l’opportunità o meno di aderire alla costituzione di una qualsivoglia Fondazione. Tuttavia, il Consiglio Direttivo OMCeO di Palermo ha definito unilateralmente delle modifiche statutarie per nulla soddisfacenti poiché non intaccavano il “diritto” di voto dei soci fondatori a vita (ovvero gli attuali presidenti degli OMCeO siciliani non nella qualità, ma nominalmente e fisicamente intesi) all’interno dell’Assemblea della Fondazione, organo che manterrebbe la prerogativa di designare il Presidente, nonché 4 membri del Consiglio di Amministrazione, il cui numero verrebbe per di più incrementato sino a ben 5 unità rispetto all’attuale previsione statutaria, verosimilmente per offrire posizioni nell’ottica dell’allargamento del consenso a sostegno di una Fondazione nata con delle gravi criticità; sempre in tale ottica andrebbe letta la previsione di ampliare il numero dei componenti del Comitato Tecnico-Scientifico; inoltre, il mandato del Presidente della Fondazione e degli altri ruoli nei consessi statutari rimarrebbe quinquennale (ben oltre il mandato triennale dei componenti il Consiglio Direttivo degli OMCeO) e rinnovabile senza limitazione o incompatibilità alcuna. I soci Fondatori, altresì, verrebbero nominati Probi viri, sempre a vita.
Non si comprende, pertanto, quali siano i “motivi di orgoglio” rivendicati dal Presidente dell’OMCeO di Palermo nell’attribuirsi la paternità di una Fondazione viziata da contorni poco trasparenti, sin da prima della sua costituzione. Né si riconosce un esempio di best practice nella gestione dell’OMCeO di Palermo, che da anni impone ai propri iscritti delle quote di iscrizione tra le più alte in Italia, a fronte di poste in bilancio a dir poco discutibili, nonché oggetto di attenzione dei mass media, in passato, per l’aver organizzato corsi ECM per medici in tema di bridge.
Peraltro, tanto molti giovani colleghi eletti nei consigli direttivi degli OMCeO siciliani, quanto le associazioni di riferimento per i giovani medici, SIGM in testa, hanno espresso un profondo disappunto per il tentativo del Presidente della Fondazione di “farsi scudo” dei futuribili quanto improbabili interventi a sostegno delle giovani generazioni di medici, declamati a mezzo stampa. Le giovani generazioni di camici bianchi necessitano di supporto in termini di interventi strutturali per aumentare la possibilità di accesso al post-lauream e migliorare la qualità della formazione e non sicuramente di spot o intereventi estemporanei ed una tantum, quali quelli promessi da una Fondazione di diritto privato.
Al di là delle gravi criticità che hanno accompagnato la costituzione della Fondazione degli OMCeO siciliani, in ragione del venir meno, a seguito della fuoriuscita di ben due OMCeO, per la quale esprimiamo compiacimento, dei presupposti per la sussistenza stessa di una fondazione degli OMCeO siciliani, si auspica che i promotori di questa infelice iniziativa prendano atto dell’evidenza dei fatti e provvedano ad estinguere con effetto immediato la fondazione degli OMCeO siciliani. Tale iniziativa si rende indispensabile al fine di riavviare un percorso che porti alla restituzione agli ordini siciliani (ad eccezione di quanti abbiano già marcato una chiara discontinuità dalla Fondazione) di una credibilità minata alle fondamenta e per riportare il dibattito nell’ambito di una sana e costruttiva discussione interna alla categoria.
Si auspica, infine, che il “caso” Fondazione degli OMCeO siciliani serva da stimolo per la Professione medica e odontoiatrica, nonché per la politica, al fine di riavviare il percorso di riforma degli OMCeO, da troppo tempo, ormai, fermo in Parlamento, poiché contrastato da quanti vedono nel cambiamento il pericolo di perdere privilegi non più accettabili e sostenibili, ritenendo pertanto di trovare rifugio nella subalternità alla politica ed agli interessi di parte".