L’immagine tipica che ci viene mostrata nei film polizieschi della lotta al crimine è quella che vede contrapposti i criminali che perpetrano il reato, le forze dell’ordine che svolgono indagini ed infine, la resa dei conti con l’arresto del malvivente. Nella realtà le attività non si concludono qui, vi è un processo, diversi gradi di giudizio e infine la pena comminata diventa irrevocabile. Parallelamente a queste fasi procedimentali volte all’accertamento della responsabilità penale del criminale, va posta l’attenzione su quanto illecitamente ottenuto grazie al reato commesso. La Guardia di Finanza, in forza delle specifiche competenze attribuitele, procede quindi in questa fase alla quantificazione e tassazione dei proventi illeciti, proprio per assoggettare l’attività, ancorché illecita, al prelievo fiscale. È la Costituzione stessa che lo prevede, quando con l’art. 53 sancisce che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Alla fine del 2015 sul territorio di Gela si verificava un sensibile aumento dei reati legati alla produzione, alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. Tale fenomeno, oltre a generare un prevedibile allarme sociale, rendeva necessaria una rapida azione di prevenzione e di contrasto per evitare che, in un periodo di crisi economica e di carenza occupazionale, quella dello spaccio di droga diventasse, per molti, una valida alternativa “di lavoro” per rimettere in sesto l’economia familiare. In particolare, con l’operazione denominata “Samarcanda” condotta dalla Polizia di Stato, era stata posta fine all’attività di commercializzazione di ingenti quantitativi di cocaina proveniente dalla Calabria, con l’arresto di una banda dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. In tale contesto, la Compagnia della Guardia di Finanza di Gela ha avviato una serie di controlli finalizzati a quantificare e tassare i proventi generati dallo spaccio. Sulla base delle indagini eseguite e degli incroci con i dati acquisiti dalle altre forze di polizia, i finanzieri di Gela hanno così concluso due controlli di carattere fiscale nei confronti del capo della banda e di uno dei favoreggiatori, finalizzati ad attrarre a tassazione – per l’anno d’imposta 2015 – i proventi frutto delle attività illecite perpetrate dai due malviventi. I due soggetti, con il traffico illegale di droga avevano realizzato grossi guadagni e mantenuto un tenore di vita elevato e di certo non proporzionato a quanto dichiarato all’Amministrazione Finanziaria. Con l’attività della Gdf è stato accertato che i due soggetti, con redditi dichiarati pari a zero, avevano ottenuto in realtà proventi per oltre 50 mila euro. Si tratta di un’attività che rappresenta un monito importante contro i criminali a caccia di “soldi facili”, chiara evidenza della sinergia fra tutte le forze dell’ordine e la magistratura che ogni giorno si oppongono alla illegalità.