Pubblicato il: 21/12/2017 alle 14:49
Colpevole, oggi come ieri seppur con uno sconto di pena, di avere postato su facebook foto di nudo della sua ex fidanzata. Che, peraltro, era pure minorenne. Una presunta forma di ripicca che sarebbe scattata per la fine, forse da lui mai digerita, di un rapporto sentimentale con la ragazzina. Rivalsa che gli è pure costato un provvedimento restrittivo scattato nel settembre di quattro anni fa. E lui, l’accusato, le sue responsabilità non le ha poi nascoste agli inquirenti.
Ora, nel giudizio d’appello con rito abbreviato, come naturalmente già in primo grado, il ventinovenne Davide Miraglia (difeso dell'avvocato Davide Schillaci) è stato giudicato ancora responsabile dell'ampio ventaglio di contestazioni mosso a suo carico, seppur con una rimodulazione del capo d’imputazione.
Già, perché l’originaria ipotesi di produzione di materiale pedopornografico – era accusato pure di diffamazione e minacce – è passato per una nuova qualificazione giuridica in divulgazione dello stesso materiale. Una differenza non da poco visto che la prima imputazione, quella di produzione, prevede una pena che oscilla da sei a dodici anni, mentre per la divulgazione la forbice è compresa tra uno e sei anni.
La rilettura dell’imputazione è la ragione per al quale è arrivato il colpo di forbice alla condanna che è scesa dai precedenti 4 anni e 4 mesi di reclusione agli attuali 3 anni e 3 mesi.
Così ha sentenziato la corte d’Appello presieduta da Giuseppe Milisenda Giambertoni (relatori Marco Sabella e Andrea Giuseppe Antonio Gilotta), mentre il sostituto procuratore generale Carlo Lenzi ha chiesto la conferma di quanto ha sentenziato il gup nel febbraio dello scorso anno in accoglimento delle richieste della procura.
Già con il precedente verdetto il giovane è stato pure condannato a risarcire la sua ex fidanzatina (assistita dall’avvocato Pierluigi Assennato) che s’è costituita parte civile nel procedimento. L’entità dell’indennizzo sarà stabilita dal giudice civile.
Sì, perché il ragazzo avrebbe pubblicato su internet foto più che audaci dell’allora studentessa diciassettenne. E in qualche modo, seppur aggiustando il tiro rispetto alle contestazioni della magistratura, il giovane ha pure ammesso sue responsabilità.
Secondo lo spaccato tracciato da esperti informatici e procura, il ventinovenne avrebbe pure creato profili fasulli sul noto social network. E in quelle pagine sarebbero finiti gli scatti proibiti della minorenne. Ma se per un paio di profili taroccati il ragazzo non ha sostanzialmente negato, per una terza contestazione gemella, invece, s'è tirato nettamente fuori. Negando che sia stato lui l'autore.
La vicenda è finita al centro di un'indagine dei carabinieri nel momento in cui la ragazzina s'è presentata in caserma con la madre – era il 2 settembre 2013 – per denunciare la pubblicazione di sue foto su facebook. E la scena s'è ripetuta per due mattine consecutive nell'arco di tre giorni – la seconda il 5 settembre – con altrettante denunce avanzate.
I precedenti profili di cui l'ex fidanzato avrebbe poi riconosciuto la paternità, sarebbero stati creati in quei giorni di mezzo, tra 2 e 4 settembre sempre di quattro anni addietro.
In quel frangente è partita una indagine contro ignoti. Ma gli esperti informatici si sono subito messi in movimento. Poi le indagini si sono catalizzate sull’ex fidanzato della studentessa. Lo stesso che poi è stato ritenuto colpevole. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia del 21 dicembre 2017)