In questo fine anno in cui il clima natalizio avrebbe dovuto ispirare sentimenti cristiani capita di finire sulla pagina facebook di un esponente nisseno di un partito fondato nel "profondo" Nord Italia che invita a delle riflessioni su Papa Francesco. La frase incriminata questa volta ha a che fare con i piccoli migranti. Papa Francesco da buon cristiano quale è, e nessuno potrebbe dire diversamente, dice con grande umanità e spirito di fratellanza: "Vedo Gesù nei figli dei migranti". Una frase che ogni vero cristiano avrebbe dovuto non solo condividere ma anche diffondere come giusta. E invece no. Non solo la frase non viene condivisa ma alcuni esponenti dell'hate speech (l'incitamento all'odio – categoria della giurisprudenza Usa) piombati sulla pagina dell'esponente politico cominciano ad insultare il nostro Papa senza mostrare alcun rispetto per ciò che la sua figura rappresenta per noi cristiani. Commenti del tipo "cambia spacciatore", "vede migranti ovunque", "e i bambini italiani?". E dire che papa Francesco non ha fatto altro che esprimere un sentimento che noi tutti cristiani dovremmo condividere. Addirittura c'è chi addita papa Francesco come uno che fa politica, e allora, se parla di migranti e se è vicino alla povera gente, è solo per quello. Cristiani di facciata insomma, mi verrebbe da dire. Ma a chi fa commenti di questo tipo continua a sfuggire un fatto e cioè che il cristianesimo, religione a carattere universalistico fondata sulla venuta e predicazione, contenuta nei Vangeli, di Gesù di Nazareth, contiene tra i suoi principi fondamentali l'amore per il prossimo. Ove il prossimo non è l'italiano, il ricco, il bianco, il cattolico. Ma l'uomo in quanto tale. Ritengo che la figura di Papa Francesco, tra tutte le altre, è quella che si avvicina di più non solo a questo principio ma ai valori della fratellanza, dell'umiltà e della solidarietà con il più debole. I valori del cristianesimo appunto. D'atronde Gesù (di origini palestinesi vorrei ricordarlo), considerato da molti un vero e proprio rivoluzionario- e si parla di oltre 2000 anni fa -, difendeva i più deboli. Spesso in molti dicono che il giornalista ha l'obbligo di essere imparziale ed equidistante. E invece no. Ritengo che il giornalista, per quel che può, ha l'obbligo morale di mettere in guardia il lettore da chi cerca di diffondere disvalori come il razzismo. E di portare alla luce invece le storie positive e le figure positive, come quella di papa Francesco appunto. E in questo anno, restando in tema di migranti, di storie positive, per fortuna, ne ho viste tante. Penso a padre Alessandro Giambra che quotidianamente aiuta quei poveri migranti senza una casa, dando loro da mangiare e mettendo insieme una rete che possa farli integrare, a partire dall'insegnamento della lingua italiana. Penso a quelle suore, mandate proprio da papa Francesco, che attualmente in città si recano quotidianamente dai migranti senza dimora per medicarli, offrire loro un pasto caldo e del the. Penso a quel poliziotto che è uscito per andare a comprare latte e dolcini a quella povera migrante che si era smarrita ed è entrata in questura per chiedere aiuto. Penso ai medici del pronto soccorso che chiudono un occhio quando, di tanto in tanto, un povero migrante passa la notte in ospedale per riscaldarsi e va via l'indomani. Penso a tutti quei volontari che quotidinanamente – sarebbe impossibile citarli uno per uno – aiutano i più poveri. Penso insomma a tutte quelle storie quotidiane di cristianesimo che ci parlano della nostra sicilianità. Perché è questo uno dei caratteri che da sempre hanno contraddistinto la nostra terra: l'accoglienza e la solidarietà. L'augurio, per il nuovo anno, è che altruismo e solidarietà contraddistinguano la nostra azione. E che le offese, la banalizzazione di fatti e circostanze, la mancanza di rispetto per le figure di riferimento della nostra società lascino spazio a sentimenti costruttivi e positivi. Ai lettori di seguonews, nel ringraziarli perché ogni giorno ci seguono e ci fanno crescere, fornendoci spunti e consigli, i migliori auguri di buon anno. Rita Cinardi