Ogni anno in Italia 3.400 nuove diagnosi di tumore del rene, il 25% del totale (13.600), sono riconducibili al sovrappeso. Una sottovalutazione che può portare a gravi conseguenze, infatti il 30% dei pazienti arriva alla diagnosi in stadio avanzato metastatico.
Finora per questi malati le possibilità di trattamento erano scarse, ma negli ultimi anni stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione degli scenari terapeutici. "In questa neoplasia la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci – spiega Giuseppe Procopio, responsabile dell'Oncologia Medica genitourinaria della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Per i pazienti con neoplasia in fase metastatica, i farmaci a bersaglio molecolare hanno permesso di allungare la sopravvivenza di oltre due anni. Queste terapie sono caratterizzate da un comune denominatore: svolgono un'azione 'anti-angiogenica', hanno cioè la capacità di inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni. Questa azione interferisce con lo sviluppo del tumore che, per crescere, ha bisogno di ossigeno, di sangue e di nuovi vasi sanguigni che lo irrorino".
Il panorama terapeutico sta cambiando molto velocemente e, dopo l'ingresso della terapia immuno-oncologica, l'ultima novità è rappresentata da una nuova terapia mirata, cabozantinib, che ha evidenziato in uno studio di fase III miglioramenti clinicamente significativi nel carcinoma a cellule renali in seconda linea. "Passi in avanti che hanno un impatto positivo sulla qualità di vita dei pazienti – sottolinea Camillo Porta dell'Oncologia Medica della Fondazione IRCCS Policlinico 'San Matteo' di Pavia -. Lo studio METEOR, che ha condotto all'approvazione della molecola, ha coinvolto 658 pazienti. Particolarmente evidente il vantaggio, pari a quasi 5 mesi, nella sopravvivenza globale rispetto all'attuale standard di cura".
Anche nel tumore del rene, affermano gli oncologi, gli stili di vita sani rappresentano la prima arma per sconfiggere la malattia. (Gds)