Pubblicato il: 26/03/2018 alle 19:39
Fatture gonfiate e raddoppiate a favore di Lorenzo Caramma, coinvolto insieme alla moglie, il giudice Silvana Saguto e ad altri imputati nell’inchiesta della procura nissena sulla presunta gestione allegra dei beni confiscati alla mafia. L’ingegnere Caramma, addetto alla manutenzione dei mezzi nella gestione del gruppo Buttitta, amministrata dall’avvocato Cappellano Seminara, avrebbe avuto, rispetto ad altri coadiutori, una posizione privilegiata. Questo quanto emerso stamane nell’ambito del processo che si celebra a Caltanissetta nei confronti di 15 imputati, dalla deposizione dell’addetto alla contabilità del gruppo Buttitta, Fidel Carollo. “Caramma per l’incarico ricevuto avrebbe dovuto percepire 2 mila euro al mese. Il compenso nel 2012 fu quasi raddoppiato e portato a 3.450 euro al mese, ma questo fu un provvedimento che riguardò solo Caramma”. La difesa ha tuttavia evidenziato che nel 2012 all’ingegnere Caramma, a seguito di una procura speciale, vennero assegnate altre mansioni, quali la manutenzione dei mezzi, i processi di produzione e la gestione dell’officina.
“L’azienda – ha affermato il teste – nel 2014 attraversò un momento di crisi e Cappellano Seminara chiese di sospendere i pagamenti per i coadiutori e di procedere ad una riduzione dei compensi del 20 per cento. Uno dei pochi, insieme a qualche altro professionista che su disposizione dell’amministratore giudiziario e del giudice delegato continuava ad essere pagato era Caramma perché sosteneva di avere delle necessità impellenti”.