Nell’ambito del progetto “LegALI per la LIBERTA’”le classi 3 A, 3 B, 3 C e 3 E della scuola media Rosso di San Secondo lunedì 23 aprile nel pomeriggio hanno incontrato Giulio Francese, attuale presidente dell’ordine dei giornalisti siciliani e figlio di Mario Francese, giornalista ucciso nel 1979 per lo straordinario impegno civile con cui aveva compiuto un'approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ’70.
Il figlio ha esordito dicendo che il padre non è stato un eroe, ma un uomo che svolgeva bene il suo lavoro, come tanti siciliani. Ha ricordato che quella di Mario Francese è stato un delitto dimenticato dopo un mese, per venti anni non si è parlato più di lui. Soltanto grazie alla caparbietà del più piccolo dei suoi figli, Giuseppe, che ha ricostruito i casi su cui il padre ha lavorato,si è ridata dignità al sacrificio del giornalista. Giuseppe ha fatto in modo che la famiglia non si rassegnasse, ha fatto uscire il delitto da uno stato di apatia, ma Giuseppe ha pagato un prezzo molto alto, una volta realizzata la sua missione si è suicidato, il fratello lo ha definito un gigante fragile. Giulio Francese ha voluto sottolineare la grande umanità del padre, una figura sempre attuale di giornalista che vuole raccontare la realtà. Il messaggio importante lanciato è stato quello che di mafia si deve parlare, soprattutto nelle scuole perché si deve superare la mentalità mafiosa, anche se non si è mafiosi, quella che porta ad accettare compromessi, favori, raccomandazioni.
Come presidente dell’ordine dei giornalisti ha poi ricordato che i giornalisti uccisi in Sicilia sono otto, non sempre comunque l’opinione pubblica ha reagito come avrebbe dovuto, non considerando cioè che il loro sacrificio ha fatto in modo che si potesse realizzare il diritto all’informazione di tutti noi.
L’invito finale inoltre rivolto anche dalla dirigente dott.ssa Bernardina Ginevra è stato quello che si deve imparare a ragionare con la propria testa, che è dai giovani che bisogna ricominciare.
L’evento si è collocato al termine di un articolato percorso sulla legalità partito con un approfondimento di alcuni articoli della Costituzione, proseguito poi con la partecipazione al concorso “ Quel fresco profumo di libertà” indetto dal centro studi Paolo Borsellino di Palermo.
Le classi coinvolte dal 4 al 6 aprile 2018 hanno effettuato poi un significativo tour per visitare alcuni luoghi simbolo della lotta contro la mafia
Si sono recate presso la “Casa della memoria operante”, la nuova sede del Centro Studi Paolo Borsellino all’interno di un complesso confiscato alla mafia; là dove il boss Totò Riina ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza adesso si trovano la sede della caserma dei Carabinieri, e quella dell’ordine dei giornalisti di Palermo.
La tappa successiva è stata la visita alla Casa della Memoria di Peppino Impastato, uno dei primi attivisti antimafia, che si trova nel corso principale di Cinisi, qui gli alunni hanno ripercorso quei “cento passi” che separavano casa Impasto da casa Badalamenti, casa oggi trasformata in biblioteca…. I ragazzi sono stati molto colpiti da quanto raccontato dai responsabili della casa memoria e da Giacomo Randazzo, un amico di Peppino Impastato. Presso il tribunale
Al tribunale di Palermo gli alunni hanno potuto visitare il Museo “Falcone-Borsellino” creato dal Associazione Nazionale Magistrati di Palermo, hanno ascoltato l'appassionata e commovente testimonianza di Giovanni Paparcuri, scampato alla strage Chimici divenuto poi straordinario collaboratore di Falcone e Borsellino, inventore del processo di informatizzazione del maxiprocesso. All’interno del Bunkerino gli alunni sono entrati nelle stanze in cui hanno lavorato i giudici, in cui la loro amicizia e collaborazione si è consolidata, hanno visto foto documenti appartenuti non solo al vita lavorativa ma anche alla sfera personale di due amici oltre che due grandi magistrati…
Infine a Monreale in via Pietro Novelli, gli alunni si sono soffermati presso la lapide in ricordo del sacrificio del capitano Emanuele Basile,ucciso a 31 anni, per aver scoperto l'esistenza di traffici di stupefacenti durante le indagini sull'uccisione di Boris Giuliano. Apprestandosi a lasciare Monreale, si era premurato di consegnare tutti i risultati a cui era pervenuto a Paolo Borsellino.
Gli alunni sono stati seguiti dalle docenti Lilla Barrile, Mariella Caruso, Antonella Cortese, Marina Dell’Utri, Francesca Grazia, Loredana Pardo, Chiara Tornatore.