Torna in libertà il maresciallo della Tenenza dei carabinieri di San Cataldo Domenico Terenzio arresato nel corso dell'opeazione Pandora. Per lui è caduta l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa mentre rimane in piedi quella di favoreggiamento. Accolta dunque, dal Tribunale del riesame, la richiesta dell'avvocato di Terenzio, Boris Pastorello, che aveva sollecitato l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare sostenendo che non c'erano elementi certi a rafforzare l'ipotesi di un legame con la famiglia mafiosa di San Cataldo. Restano in carcere invece Maurizio Di Vita, Massimo Scalzo, Gioacchino Chitè, Angelo Giumento e Luigi Vivacqua, ritenuti vicini a Cosa Nostra, Rimane ai domiciliari l'imprenditore Liborio Lipari, legale rappresentante della Ecolgest mentre rimane l'obbligo di firma per il dipendente comunale Cataldo Medico e per l'architetto Alfonso Claudio Ippolito. Nei prossimi giorni andranno dinanzi il tribunale del riesame l'ex capo dell'Ufficio Tecnico di San Cataldo Paolo Iannello e il figlio Davide. Gli avvocati di Paolo Iannello, Michele Micalizzi,, Antonio Impellizzeri e Francesco Augello hanno presentato ricorso per chiedere l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare, mentre la Procura ha presentato appello per chiedere che gli venga riconosciuta l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa