Presentata a Gela la terza mozione di sfiducia per mandare a casa il sindaco Domenico Messinese e la sua giunta. Si tratta della terza mozione che viene presentata nell’arco di un anno. A firmarla sono 22 consiglieri su 22. I restanti otto annunciano di volere formalizzare la loro adesione durante il dibattito in aula. Nelle due precedenti occasioni, i firmatari della mozione erano stati 12, pari al numero minimo richiesto dalla legge regionale n. 35/97. Così il ritiro della firma di un consigliere, la prima volta, di due, la seconda, ha fatto saltare le sedute e "salvato" il sindaco. Intanto il sindaco, Messinese, ha diffuso una sua nota, con la quale sottolinea che "amministrare Gela, è una sfida tanto onerosa quanto entusiasmante". E tiene a precisare di avere "sempre agito con responsabilità e amore verso la mia città, cercando di risolvere vecchi e nuovi problemi, da quelli ordinari a quelli più gravi come l’alta esposizione debitoria dell’ente, l’inadeguatezza dei servizi sanitari, la chiusura improvvisa dello stabilimento petrolchimico e il risanamento ambientale". Il sindaco di Gela, espulso dal M5s nel dicembre del 2015 (appena sei mesi dopo la sua elezione) e rimasto senza rappresentanza in consiglio, ritiene "più che mai necessario un momento di riflessione comune da parte di tutti i protagonisti della politica Gelese" e li sollecita a "partecipare attivamente e in sinergia ai processi di governo con il prioritario obiettivo di dare una spinta propulsiva che riduca i tempi per la risoluzione di grandi temi, come il lavoro, la gestione dei rifiuti, il piano di risanamento ambientale e riqualificazione produttiva, il miglioramento dei servizi sanitari, senza rischiare che le importanti opportunità costruite vengano perse". Infine suona un campanello d'allarme sulla "necessità di porre con immediatezza i giusti correttivi per evitare il dissesto finanziario dell’ente".