Pubblicato il: 29/09/2018 alle 17:58
"Oggi sento in molti nisseni la paura dei nostri fratelli immigrati, come se fossero loro i responsabili della mancanza di lavoro, della disoccupazione, come se fossero loro i criminali e i delinquenti nei confronti dei quali puntare il dito. Ma la criminalità ce l'abbiamo in casa, coltivata nell'omertà, nel sottobosco della società, da sempre". Così il vescovo Mario Russotto questa mattina nella sua omelia durante la messa celebrata in onore di San Michele in Cattedrale, alla presenza delle autorità civili e militari. "La nissenità è quasi scomparsa – ha continuato il vescovo – e non per colpa degli immigrati che come i nostri giovani cercano di fuggire alla miseria alla povertà, se non dalla guerra e dalla persecuzione. Il nisseno continua ad avere un'indole individualista, una chiusura nel privato, e una spasmodica fame di annichilire l'altro per affermare sé stessi. E così si è creata una guerra tra poveri e in questa guerra a perderci è la città". Nel corso dell'omelia il vescovo ha anche ribadito come il nesseno si sia adeguato al terziario. "E molti di loro – ha detto con parole dure ma penetranti – hanno trovato una nuova professione, i leccapiedi, i portaborse, gli inseguitori dei potenti di turno con o senza valori legali da portare avanti seppur sbandierati. E così ci troviamo oggi una città disamorata, scoraggiata perché negli anni è stata portata avanti da classi dirigenti miopi che come i minatori hanno cercato solo di grattare la parete che avevano di fronte"