Pubblicato il: 20/11/2014 alle 09:31
Continua l’eco della manifestazione pacifica che sabato scorso è stata organizzata dalle “Sentinelle in Piedi” e mirata a sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo della politica nei confronti del ddl Scalfarotto, dei matrimoni gay e dell’adozione da parte di coppie omosessuali.
Il Comitato “Sì alla Famiglia” della Sicilia, sostenitore dell’iniziativa, ha voluto scrivere alcune considerazioni che, a suo parere, possano fare “chiarezza sull’argomento” che attraverso i social network e la stampa ha subito diversi attacchi e prese di posizioni contrarie.
A seguire il testo firmato dal referente Matteo Caruso:
Partendo dal rispetto che deve essere garantito alle persone omosessuali, le leggi in vigore già puniscono le violenze, gli insulti e le minacce agli omosessuali e applicano a chi compie questi reati anche l’aggravante dei «motivi abietti».
Il Ddl Scalfarotto non si limita ad incriminare e punire minacce, insulti e violenze contro gli omosessuali – il che è assolutamente giusto – ma inventa un reato di opinione che punisce con la reclusione, fino ad un anno e sei mesi, chi propaganda «idee discriminatorie fondate sull’omofobia». Non vogliamo che vada in galera chi, per esempio, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, affermi che gli atti omosessuali sono «contrari alla legge naturale». Ma davvero si ritiene giusto che sia sufficiente esprimere su questo tema, educatamente e senza violenza, tesi diverse da quelle «politicamente corrette» per finire in prigione?
La portata della norma è difficilmente percepibile, per esemplificarne il senso va detto che, alla stregua di tale proposta, potrebbero essere sottoposti a processo, in quanto incitanti a commettere atti di discriminazione per motivi d’identità sessuale, tutti coloro che sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” fra individui dello stesso sesso e, ancor più, tutti coloro che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, o chi si opponesse all’indottrinamento all’ideologia del gender e ad iniziative grottesche come quelle che tendono ad abolire la Festa della Mamma o la Festa del Papà, o sostituiscono «padre» e «madre» con «genitore 1» e «genitore 2» e simili.
Con le norme cosiddette simboliche si costruisce autoritariamente la morale attraverso la legge. Nel caso, lo scopo è rendere impossibile, attraverso la minaccia penale, ogni critica al modello relativistico di vita.
In particolare sull’adozione da parte di coppie omosessuali siamo convinti che, per crescere con l’indispensabile consapevolezza di quanto bella e ricca sia la differenza fra l’uomo e la donna, ogni bambino abbia bisogno di un papà e di una mamma. Non esiste un diritto al figlio, esiste il diritto ad avere un padre ed una madre. A riguardo consigliamo di leggere le interviste rilasciate dal prof. Robert Oscar Lopez cresciuto, dopo la separazione dei genitori, da sua madre e dalla sua nuova compagna.
A chi obietta che è meglio per tanti bambini essere adottati da coppie omosessuali che restare in orfanatrofio, rispondiamo che migliaia di coppie formate da un uomo e da una donna sono in lista di attesa, e molte non arriveranno mai all’adozione, a causa della macchinosità delle leggi e delle procedure.
Infine è doveroso ricordare che proprio in questi giorni Papa Francesco ha aperto il Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna; in un ampio discorso, il Pontefice ha riflettuto sulla nozione di complementarietà e ha rivendicato il diritto dei bambini a «crescere in una famiglia con un papà e una mamma».