"La lavorazione del latte e i suoi derivati quale mezzo di crescita culturale e integrazione sociale" è il titolo del progetto di formazione professionale destinato ai detenuti del carcere di Gela, migranti compresi, che si conclude oggi con l'obiettivo di dare loro un’opportunità reale di reinserimento nel mondo produttivo. Si va dallo studio sulla composizione e sulla qualità del latte ai sistemi della sua conservazione e alle tecnologie della successiva trasformazione lattiero-casearia. L'iniziativa, promossa dal Rotary club e accolta dalla direzione carceraria, si avvale della collaborazione e della consulenza dell'istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia (Izs), dell'università di Palermo e della Coldiretti siciliana che ha fornito la materia prima. Dal 25 al 27 ottobre un gruppo di 15 detenuti hanno partecipato al corso che si è svolto in un locale della prigione adibito per l'occasione a minicaseificio dove sono stati studiati e riprodotti formaggi siciliani famosi come il "ragusano dop", il "caciocavallo palermitano", la "provola dei Nebrodi delle Madonie e degli Iblei", la "vastedda della Valle del Belìce", il "piacentino ennese", il "pecorino siciliano". Oggi, alla presenza di autorità locali e provinciali, c'è stata la consegna degli attestati professionali. (Ansa)