Proseguono in Commissione regionale antimafia le audizioni relative alle attività di indagine programmate.
In particolare, sul cosiddetto "Sistema Montante", martedì 4 dicembre alle ore 14,00 dottor Nicolò Marino, già assessore regionale all'energia e, mercoledì 5 dicembre alle ore 14,00 avvocato Antonio Tafuri e ore 15,00 audizione Alfonso Cicero, già direttore irsap.
Sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio, giovedì 6 dicembre ore 11,00 audizione dottoressa Angelica Di Giovanni.
Nicolò Marino, già assessore della giunta Crocetta, pochi giorni dopo l’operazione che “Double face”, disse in una nota che dall’inchiesta della procura nissena “viene fuori l'immagine di uno Stato incapace per le condotte o le omissioni dei suoi organi al vertice: e su tutto questo il silenzi».
«Qui non si tratta delle responsabilità penali di cui si occuperà la competente autorità giudiziaria – aggiunge Marino – con il rispetto che comunque si deve a chi alle preliminari investigazioni è sottoposto. Qui sono in gioco responsabilità amministrativa, politica, disciplinare, morale di magistrati, uomini di vertice delle forze dell’ordine, ministri, politici e, consentitemi, dei vertici pregressi e attuali della Confindustria».
«E – sostiene Marino – non si dica: "aspettiamo l’esito dei processi" perché, prescindendo da questi, due dati sono certi: che Montante dialogava con esponenti della criminalità organizzata e con uomini dello Stato. E qui non c'è niente da attendere: minacciava chi non stava con lui, controllava giornalisti, trovava spazio fra le forze dell’ordine che facevano a volte anche indagini per suo conto contro nemici dichiarati o presunti – aggiunge Marino – e aveva facile accesso in alcune Procure e a server per accedere a banche dati delle imprese; faceva sottoscrivere esposti al Parlamento nazionale per impedire la conversione in legge del decreto sull'emergenza sull'intero ciclo dei rifiuti nella città di Palermo e, limitatamente all’impiantistica, sul restante territorio siciliano».
«Abbiano le istituzioni il buon gusto – conclude – di non rispondere "che si è approfittato della buona fede altrui"; comunque chi ha il dovere di "aprire gli occhi" e di "fare", ma si è comportato diversamente, finisce, anche involontariamente, per non ottemperare ai suoi doveri. Certo è che mentre si attendeva, non si capiva, si studiava per capire, enormi ricchezze sono finite in mani che non conosciamo; uomini venivano minacciati o comprati e si tradivano le istituzioni. E – chiosa Marino – lo Stato ancora tace».