Pubblicato il: 07/12/2018 alle 18:14
“Dopo il recente ritrovamento degli archeologi di una necropoli del IV sec. a.C. durante lo scavo per la posa della nuova rete idrica in via Genova, come tanti altri molto incuriosito, ho ritenuto di fare una visita per capire meglio, al di là delle notizie divulgate dai mass-media, di cosa si trattasse”. E’ quanto scrive in un comunicato, il prof. Nuccio Mulè. “Sono rimasto sorpreso – aggiunge – e sbalordito alla vista di una superficie di scavo di diverse decine di metri quadri dove compariva una parte di una necropoli con qualche decina di tombe alcune delle quali si interrompevano a ridosso della strada e della recinzione in muratura delle case attigue. Un’antica necropoli che subito s’intuiva estendersi al di là di quello che si vede nello stesso scavo. L’archeologo che scavava dentro le tombe con una piccola cazzuola sembrava stesse effettuando un intervento chirurgico tanta era la cura che aveva nel maneggiare l’attrezzo per togliere il terriccio da cui fuoriuscivano frammenti di vasi e di tombe cappuccine, risultato di una lontana e clandestina profanazione. Inevitabilmente ci si fa sempre una domanda: che fine farà questa “città dei morti” quando lo scavo archeologico e i soldi termineranno? Il risultato, viste le precedenti esperienze simili, è sempre lo stesso, finita la posa della tubazione si ricopre il tutto e della necropoli rimane solo il ricordo. E invece non dovrebbe essere così! A modesto parere dello scrivente, stavolta sarebbe ora di cambiare registro. E quindi prospettare una condizione affinché l’Amministrazione comunale o chi per essa, in concorso con le competenti istituzioni, diventasse promotrice della scelta di coprire parte dello scavo con lastre di plexiglass o di vetro spessi e resistenti per renderlo visibile alla fruizione pubblica. Nel caso specifico di via Genova si potrebbe allargare lo scavo archeologico della necropoli a tutta la sua estensione con una sua conseguenziale chiusura al traffico veicolare, traffico che potrebbe essere dirottato nelle vicine vie di questo complesso abitativo dell’INA-CASA. Se si fosse intervenuti con la copertura delle suddette lastre a tutti gli altri scavi archeologici effettuati nel corso dei passati decenni, sicuramente il nostro centro storico oggi sarebbe costellato da numerose isole di un “arcipelago archeologico”, che opportunamente avrebbe rappresentato una risorsa per il turismo archeologico e per la sua rinascita a cui ormai, visti i risultati, credono in pochi anche perché le competenti istituzioni non si sono mai mosse veramente in tal senso. Comunque vada, infine, non sarebbe un’idea malvagia quella che i dirigenti e i docenti della scuola di ogni ordine e grado coinvolgessero i loro alunni a visitare gli attuali scavi archeologici di via Genova e di via Giacomo Navarra Bresmes prima della loro chiusura, sarebbe importante sia dal punto di vista didattico, sia nel favorire agli alunni il senso di appartenenza al territorio ed ai beni culturali che in esso ricadono.