Pubblicato il: 14/01/2019 alle 16:33
"Inammissibile". E' il giudizio del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, rispetto al ricorso anti-Muos presentato da Legambiente, Wwf e dal Comitato No Muos, contro il ministero della Difesa, l'Arpa e l'assessorato all'Ambiente della Regione siciliana.
"Infondata", si legge nella sentenza pubblicata dal Cga, è la richiesta dei ricorrenti di revocare la decisione con cui i magistrati amministrativi, il 14 aprile 2016, avevano autorizzato l'impianto satellitare di difesa Usa, realizzato a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Il sistema di comunicazione satellitare Muos (acronimo di Mobile User Objective System), prevede la realizzazione di quattro satelliti e di quattro stazioni terrestri localizzate, rispettivamente, nel sud ovest dell'Australia, nelle Hawaii, in Virginia e, appunto, in Sicilia, nella stazione radio di Niscemi.
Con "unico articolato motivo revocatorio", spiegano i magistrati del Cga che hanno emesso la sentenza (Rosanna De Nictolis, presidente), i ricorrenti lamentano che i giudici del processo culminato nella sentenza 133 del 2016 (della quale hanno chiesto la revocazione), abbiano erroneamente ritenuto che Legambiente avesse avuto tempestiva conoscenza delle due autorizzazioni rilasciate dall'assessorato regionale all'Ambiente nel 2011. Proprio a causa di tale "erronea percezione dei fatti" – secondo i ricorrenti – i giudici sarebbero pervenuti alla conclusione di dichiarare inammissibile per tardività l'atto di intervento proposto in primo grado da Legambiente, omettendo di esaminare nel merito la censura volta a sottolineare la sussistenza del vincolo di inedificabilità assoluta nelle zone A della riserva. In altri termini, sarebbe stato proprio l'errore in ordine alla data di effettiva e reale conoscenza (da parte di Legambiente) dell'esistenza dei provvedimenti autorizzativi impugnati dal Comune di Niscemi, a incidere sul procedimento di formazione della volontà deliberante dei giudicanti, determinando in loro la decisione di non entrare nel merito delle censure veicolate mediante l'atto di intervento e di dichiararlo frettolosamente inammissibile. Una tesi, per i magistrati amministrativi, che "non può essere condivisa".
I giudici "non sono stati indotti in errore da alcun 'abbaglio dei sensi', ma hanno scientemente ritenuto e implicitamente affermato che nel processo amministrativo – ai fini dell'esame della tempestività del ricorso – la circostanza della conoscenza da parte del ricorrente, ad una certa data, dell'esistenza del provvedimento, possa essere accertata d'ufficio anche in assenza di qualsiasi eccezione di parte; e, inaugurando un nuovo orientamento giurisprudenziale, che possa comunque essere desunta (direttamente dall'organo giudicante) induttivamente o presuntivamente". A ciò si aggiunga che i giudici sottoscrittori della sentenza 133 del 2016 "non hanno mancato di evidenziare di aver condiviso la decisione del Tar (di cui alla sentenza 461 del 2015) di non esaminare le censure dedotte negli atti d'intervento proposti dai vari enti ed associazioni per evitare l'elusione dei termini decadenziali; e che tale capo della sentenza di primo grado non era stato neanche impugnato".
Sul Muos di Niscemi sono ancora pendenti due procedimenti penali nati dalla stessa inchiesta: uno a Catania e l'altro a Caltagirone. Davanti la Corte d'appello di Catania si deve discutere il ricorso del procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, che ha impugnato la sentenza emessa il 4 aprile 2018 che ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste ritenendo le opere legittime e rigettato la richiesta di confisca della struttura. La sentenza, col rito abbreviato, è stata emessa dal Tribunale monocratico di Caltagirone nel processo a un dirigente della Regione Siciliana e a tre imprenditori accusati di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione del Muos.
E' ancora in corso davanti al Tribunale monocratico di Caltagirone il processo col rito ordinario, nato dalla stessa inchiesta, a tre imputati accusati, a vario titolo, di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale. Sono Adriana Parisi, responsabile della "Lageco", società che ha costituito l'Ati 'Team Muos Niscemi' vincitrice della gara del 26 aprile 2007; il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi, e l'imprenditrice Maria Rita Condorello della "Cr Impianti srl".
Dall'inchiesta iniziale è stata stralciata la posizione di un cittadino statunitense, non un militare, Mark Gelsinger, nei confronti del quale procede l'autorità giudiziaria statunitense. Secondo l'accusa, sostenuta dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, l'impianto sarebbe stato realizzato "senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa".