In provincia di Caltanissetta “cosa nostra è in piena attività” e non si può abbassare la guardia. “Si tratta di una mafia fluida. Le nuove generazioni di mafiosi non hanno più la coppola e lupara, non mangiano più cicoria selvatica (come Provenzano durante la sua latitanza) ma sfruttano gli strumenti tecnologici e le nuove possibilità di investimenti rapidi per insinuarsi, come un liquido, in ogni settore che produce guadagni. Ciò non significa che non esista più una cosa nostra in qualche modo ancora rurale, specie nelle piccole medie realtà dell’entroterra siciliano, ma le nuove generazioni, più colte e dinamiche, si organizzano differentemente e sfruttano il nuovo. E si internazionalizzano”. Lo ha detto, il procuratore generale di Caltanissetta Lia Sava, nel corso della sua relazione che ha illustrato in occasione della cerimonia dell’anno giudiziario. “La fluidità è, in qualche modo, l’evoluzione dell’inabissamento voluto da Bernardo Provenzano dopo le stragi ed è un fenomeno molto pericoloso sul quale abbiamo l’obbligo di vigilare con estrema attenzione”. “Cosa nostra ha sempre più sete di denaro”. Dalle statistiche dell’ultimo anno emerge che sono in aumento i reati di spaccio e traffico di stupefacenti realizzati per conto della mafia e i reati riciclaggio. Viene chiesto il pizzo attraverso l’imposizione anche delle forniture. “Cosa nostra rimane l’organizzazione egemone sul territorio controllando l’economia legale”. Il procuratore Sava poi avverte: “Cosa nostra fluida e silente è pericolosissima”. “I segni minacciosi degli ultimi mesi, diversi e particolarmente inquietanti, hanno imposto di elevare anche i livelli di sicurezza standard di questo palazzo di giustizia”.