Pubblicato il: 09/02/2019 alle 09:30
Tutti colpevoli per la morte di un bimbo di Mussomeli. Tutti e quattordici gli imputati, mentre un quindicesimo è deceduto. Esattamente come nei primi due processi che hanno già subito e che poi la Cassazione ha cancellato con un colpo di spugna per un vizio di forma legato alla fase del rinvio a giudizio. Non sono esenti da responsabilità e hanno rimediato un anno ciascuno. Così ha sentenziato il giudice nei loro confronti, condividendo, sostanzialmente, il teorema sostenuto dall’accusa e dalle parti civili.
È il verdetto emesso ieri dal giudice Valentina Balbo al processo per la morte del piccolo Salvatore Lomonaco di 8 anni, che poco meno di una dozzina di anni fa ha perso la vita cadendo con la bicicletta in un dirupo. E sono stati chiamati in causa gli abitanti di uno stabile di quella zona di Mussomeli, via Bumarro, in cui v’erano lavori in corso e che è stata teatro della disgrazia.
Gli stessi adesso condannati a un anno ciascuno, con pena sospesa ma subordinata al pagamento della provvisionale, per omicidio colposo. Era di due anni la richiesta Pm Claudia Pasciuti. La lista comprende i nomi Enzo Marco Costanzo, Salvatore Morreale, Giovanni Giardina, Salvatore Romito, Vanessa Nobile, Maria Mistretta, Maria Carmela Sola, Adriano Navarra, Salvatore Nobile, Calogera Rossana Sofia Salamone, Salvina Amico, Salvatore Corbetto, Maria Nobile e Vincenzo Bonfante (difesi dagli avvocati Antonio Impellizzeri, Michele Ambra, Walter Tesauro e Rocco Guarnaccia ).
In più dovranno farsi carico delle spese processuali, oltre che sborsare una provvisionale di 120 mila euro e risarcire i danni alle parti civili, ruolo rivestito dai genitori del bambino, Giuseppe Lomonaco ed Enza La Greca (assistiti dall’avvocato Giuseppe Dacquì). Non luogo a procedere per un quindicesimo imputato che, nel frattempo, è deceduto.
È il quarto processo incentrato sulla tragedia di via Bumarro. Quella costata la vita del piccolo Salvatore che oggi sarebbe un ragazzo di vent’anni. Se solo quel maledetto pomeriggio del 6 giugno del 2007, il bimbo non fosse finito in fondo a un dirupo con la sua bici. E lì sotto v’era un masso contro cui ha battuto il capo. Per lui non c’è stato nulla da fare.
Ma dalla tragedia hanno poi tratto linfa strascichi giudiziari. Trascinando qualcosa come 23 nomi nel registro delle notizie di reato. Cinque di loro hanno poi preferito essere giudicati con il rito abbreviato e sono stati condannati, in via definitiva, a un anno. Altri 18 – tre dei quali assolti in primo grado e non appellati dalla procura – sono andati a giudizio. Ma dopo due processi – entrambi conclusi con condanne a un anno ciascuno e la non menzione – nel febbraio di tre anni fa la Cassazione ha azzerato tutto per un vizio di forma legato alla fase del rinvio a giudizio. Il decreto che lo disponeva non specificava il capo d’imputazione. E due gradi di giudizio e sei anni di udienze sono finiti nel cestino. (Gds)