Pubblicato il: 19/02/2015 alle 19:36
Una persona su tre è a rischio povertà nei sette ‘paesi deboli' dell'Unione Europea (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania, Cipro). E' l'allarme lanciato dalla Caritas nel Rapporto Europa sull'impatto della crisi, dal quale emerge che in Italia le persone a rischio povertà sono più di una su quattro. “Numerose situazioni di povertà o di esclusione sociale – sottolinea la Caritas – sono state provocate o aggravate dalle politiche di austerity messe in atto dai governi nazionali, in risposta alle richieste di contenimento della spesa pubblica sollecitate dall'Unione Europea”.
Il rapporto della Caritas fotografa “un'Europa a due velocità”: alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) era a rischio di povertà o esclusione sociale (1,8 milioni in meno rispetto al 2012). Nei sette ‘paesi deboli' lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione residente ( 6,5 punti percentuali rispetto alla media Ue a 28). L'Italia si posiziona su valori intermedi (28,4%) mentre il valore più alto si registra in Romania (40,4%).
Dal 2012 al 2013 la povertà ‘assoluta' è diminuita di poco: dal 9,9 al 9,6% della popolazione nell'Ue a 28. Tra i paesi deboli, il fenomeno è allarmante (14,9% nel 2013) e stabile (16,1% nel 2012), con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%). In Italia la “deprivazione materiale grave” è arrivata al 12,4%. Fatta eccezione per la Romania, è aumentato il numero di persone che vive in famiglie prive di lavoro: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013.
E sempre a causa della crisi e delle spese cresce il numero di cittadini europei che rinunciano a cure mediche essenziali. Nel settore dell’assistenza socio?sanitaria, dal 2012 al 2013, vi è stato un forte declino della spesa sanitaria procapite, soprattutto in Grecia (?11,1%) e in Irlanda (?6,6%). In Italia la riduzione è stata pari allo 0,4%.
Altri tagli della spesa riguardano l'ambito scolastico. Nonostante “il forte legame tra povertà e basso livello di educazione”, in numerosi paesi dell'Unione, osserva la Caritas, sono stati effettuati dei tagli alle spese scolastiche e parascolastiche (sussidi per i libri scolastici, costo delle refezioni scolastiche, sostegno agli allievi con bisogni educativi speciali, ecc.). Questo tipo di tagli ha portato in alcuni casi alla riduzione della frequenza e ad un aumento della dispersione scolastica: si stima che in Romania, a causa dei forti tagli al budget scolastico e ai sussidi per l’istruzione, la popolazione scolastica sia diminuita del 9,4%, dal 2010 al 2014.
Nel rapporto si sottolinea poi che l'Italia detiene “il triste primato” in Europa di ‘Neet', i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in attività di formazione. Nel 2013 il tasso è arrivato al 22,2%. Ma la situazione è “preoccupante” anche negli altri sette ‘paesi deboli' della Ue dove il livello dei ‘Not in Education, Employment or Training' è pari al 18%, a fronte di un tasso inferiore di 5 punti in Ue a 28.