Pubblicato il: 15/03/2015 alle 17:40
di Peppe Messina
La scorsa settimana abbiamo iniziato a raccontare la processione dei ‘Misteri’, evento e tradizione che da oltre quattro secoli dà vita a una manifestazione religiosa tra le più antiche del nostro Paese.
La forma nella quale il rito è giunto fino ai nostri giorni risale all’inizio del Seicento. La tradizione deriverebbe, per alcuni, dalla Spagna da dove fu importata nel XVI secolo. Il nome originario sarebbe stato ‘Las Casazas’ che cambiò alla fine della dominazione spagnola in Sicilia. L’altra tradizione vorrebbe invece che la festa sia nata dopo l’arrivo della Compagnia del Gesù in città nel 1581. I padri gesuiti fondarono la Confraternita del Preziosissimo Sangue di Gesù che si fuse, in un momento successivo, con quella di San Michele. Da queste confraternite ebbe origine la processione dei Misteri la quale, facendo uso di gruppi scultorei raffiguranti i diversi momenti della Passione, sostituì i cortei dei penitenti diffusi in precedenza.
La rappresentazione scenografica dei Misteri è ambientata più nell'epoca medievale che ai tempi dell'occupazione romana della Palestina. Si possono notare soldati dalla divisa spagnoleggiante o elmi sostituiti da immaginari pennacchi, per non dir poi che spesso i volti di alcuni personaggi (come il giudeo della Spogliazione ) altro non erano che raffigurazioni di uomini dell'epoca (nel caso specifico, sembra che il giudeo fosse tal  ‘Setticarini’, l'aiutante del boia allora presente a Trapani).
La data di costruzione dei gruppi non è certa, quello che si conosce è invece la data del più antico atto di concessione: è il 20 aprile 1612, quando si affidò ai ‘poveri jurnateri’ (lavoratori a giornata o stagionali), il gruppo dell'Ascesa al Calvario. I sacri gruppi caratterizzano episodi unici nel panorama pasquale. Gli artisti trapanesi, nel realizzare i Gruppi, aggiunsero una loro personale interpretazione dei vari episodi. Gli ultimi gruppi realizzati dai maestri trapanesi videro la luce nel 1772, anno in cui la processione divenne simile a quella che ancora oggi conosciamo ma accompagnata da cantori.
A partire dalla metà dell’800 i cantori furono sostituiti dalle bande musicali e le maestranze non portarono più in spalla il ‘Mistere’ ma tale compito fu affidato ai ‘massari’ dietro compenso. Dopo gli eventi della seconda guerra mondiale i ‘Misteri’ trovano una sede stabile nella Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio e negli anni Cinquanta la fase organizzativa della processione venne affidata all’Ente Provinciale per il Turismo.
Ogni Gruppo di cui si compone la Processione dei ‘Misteri’ ha una sua organizzazione sancita a suo tempo da atti notarili. I singoli Gruppi fanno capo ai vari ceti sociali i cui esponenti si organizzano fra di loro per assegnare le varie cariche e così si costituiscono in Consoli con a capo un Capo Console, e attorno a loro una schiera di collaboratori.
Ognuno dei diciotto gruppi scultorei più l’urna con Cristo nel sepolcro e la Madonna Addolorata sono affidati a uno o più ceti cittadini che, nel corso dei secoli, anche in ragione dei mutati rapporti di forza a livello sociale, si sono dati il cambio. I Sacri Gruppi, come racconta Tartaro, che compongono la Processione dei ‘Misteri’ sono diciotto, più i due simulacri di Gesù Morto e di Maria Addolorata.
La tecnica di realizzazione delle statue consiste nello scolpire nel legno i volti, le mani ed i piedi, così come di legno è lo scheletro. Internamente sostenuti da ossature in sughero, sui quali si modellavano gli abiti grazie al fatto che la stoffa, precedentemente immersa in una mistura di colla e gesso, permetteva una maggiore naturalezza degli abiti e maggiore plasticità espressiva, secondo una tecnica tipicamente trapanese, detta ‘carchèt’.
Per la realizzazione di questi gruppi non ci si ispirò all'iconografia classica, ma ad episodi citati nei Sacri Testi o nei Vangeli Apocrifi ed aggiungendo anche delle personali interpretazioni.
Le statue sono fissate ad una base lignea detta ‘vara’, con un procedimento particolare, al fine di consentire una certa oscillazione durante il trasporto, tale da esprimere una scenica rappresentatività al gruppo. Alcune di queste ‘vare’ sono state stupendamente intagliate dagli artigiani trapanesi con le raffigurazioni di putti, simboli del ceto di appartenenza o vedute di Trapani.
La ‘vara’ appoggia su ‘cavalletti’ di legno e questi ultimi sostituirono le forcelle. Infatti nei primi anni della processione, quando i gruppi dovevano effettuare delle soste, appoggiavano proprio sulle forcelle che sostenevano l'intero peso. Tuttavia, questa soluzione presentava molte difficoltà ed erano frequenti rovinose cadute dell’intero gruppo. Si pensò pertanto di sostituirle con i ‘cavalletti’ che, se hanno aumentato il peso dell'intero gruppo, hanno tuttavia permesso una maggiore sicurezza nel trasporto. Dal 1950 si iniziò a coprire i cavalletti con un sontuoso mantello nero (‘a manta), sul quale è impresso il nome del ceto di appartenenza.
Per approfondire: I ‘Misteri’ di Trapani, una tradizione che va avanti da quattrocento anni
Non perdete l’ultimo articolo, domenica 22 marzo, per scoprire l’iter della processione religiosa.