L’obesità cresce in Italia e nel mondo e porta con sé numerose complicanze, dal diabete di tipo 2 alle malattie cardiovascolari. Le cifre parlano chiaro e ci dicono che l’obesità è in aumento in tutto il mondo: dal 1980 in settanta Paesi è addirittura raddoppiata. “L’obesità è una delle principali cause del diabete di tipo 2”. A spiegarci la stretta correlazione tra grasso corporeo e una delle patologie più diffuse in Italia è la dottoressa Federica Vinciguerra, del centro Ippocrate di viale Sicilia a Caltanissetta, endocrinologa e diabetologa, si occupa di ricerca clinica presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania ed è docente del corso di laurea di Dietistica della facoltà di Medicina di Catania. “Circa il 40 per cento della popolazione è in sovrappeso o obesa – continua la dottoressa Vinciguerra- e negli ultimi 30 anni il numero di persone con diabete di tipo 2 è più che raddoppiato. Questa patologia, responsabile di complicanze croniche a carico di diversi organi (occhio, rene, cuore, vasi e nervi periferici), da sempre considerata tipica dell’età adulta, viene sempre più frequentemente diagnosticata in individui giovani e addirittura nei bambini e questo è, in parte, spiegabile con l’aumento dell’obesità infantile. Oggi in Italia, infatti, un bambino su quattro è in sovrappeso con tassi più elevati nel Meridione”. A dimostrazione della stretta correlazione tra le due patologie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato un nuovo termine: “diabesità”. “Prevenire l’obesità – spiega l’endocrinologa – significa prevenire il diabete, ma non solo: l’obesità è, infatti, responsabile di patologie cardiovascolari (infarti, ictus, scompenso cardiaco), patologie respiratorie, steatosi epatica, ipertensione, dislipidemia, disturbi della fertilità e alterazioni del ciclo mestruale nella donna, problematiche osteoarticolari. Oggi sappiamo, inoltre, che l’obesità è un fattore di rischio per cancro: il tessuto adiposo, infatti, è un organo endocrino che produce ormoni e sostanze pro infiammatorie che stimolano la proliferazione cellulare e, quindi, l’insorgenza del cancro”. Guai dunque a pensare che l’obesità sia un problema legato soltanto a un fatto estetico. “Nonostante il grave impatto sulla salute – dice Federica Vinciguerra – l’obesità non è ancora riconosciuta come patologia. Per questo, la SIO (Società Italiana di Obesità)- della quale la stessa dottoressa fa parte come membro del Consiglio direttivo regionale- da anni si batte per sensibilizzare le istituzioni affinché avvenga questo riconoscimento. L’obesità è una patologia multifattoriale con un’eziologia complessa in cui fattori genetici, familiari, endocrini, psicosociali, ambientali si combinano variamente nei diversi individui. È per questo che non tutti i pazienti affetti da obesità sono uguali e non tutti rispondono allo stesso modo ai trattamenti. Prima di tutto vanno escluse forme secondarie di obesità legate a patologie della tiroide o di altre ghiandole endocrine che, seppur meno frequenti, possono condizionare l’andamento clinico. Tutti i pazienti in sovrappeso che abbiano un familiare affetto da diabete o presentino altri fattori di rischio per diabete (inattività fisica, ipertensione, dislipidemia, steatosi, malattie cardiovascolari, sindrome dell’ovaio policistico) devono, inoltre, fare uno screening a partire dagli esami ematochimici e da una valutazione specialistica per escludere la presenza di diabete tipo 2”. La dottoressa Vinciguerra mette in guardia dalle nuove diete, in questo periodo molto di moda, che escludono alcuni alimenti sulla base di presunte intolleranze alimentari diagnosticate con test non validati scientificamente e ritenute causa del sovrappeso. “Tali diete non hanno alcuna evidenza scientifica– dice–e l’esclusione, non necessaria, di alcuni alimenti, nonostante la possibile iniziale perdita di peso legata al minore introito calorico, a lungo termine può determinare carenze nutrizionali anche gravi. Su questo argomento il Ministero della Salute, insieme a 12 società scientifiche tra cui la SIO e la Società Italiana di Diabetologia (SID), ha pubblicato un documento condiviso per stimolare la popolazione a non incorrere in false diagnosi”. Quali dunque le terapie per il paziente obeso? “Oltre alle modifiche dello stile di vita – spiega l’endocrinologa – che vanno da una corretta alimentazione all’incremento dell’attività fisica, esistono nuove terapie farmacologiche che hanno dimostrato non solo efficacia, ma anche sicurezza cardiovascolare. Dall’altra parte, i farmaci antidiabetici di nuova generazione hanno effetti positivi anche sulla perdita di peso e sul rischio cardiovascolare. Tornando all’obesità, quando anche le modifiche dello stile di vita e le terapie farmacologiche falliscono, in pazienti con obesità grave o complicata, è possibile ricorrere alla chirurgia bariatrica, vale a dire il trattamento chirurgico dell’obesità, che ha dimostrato effetti positivi non solo nella perdita di peso, ma anche nella remissione del diabete. La chirurgia bariatrica va eseguita esclusivamente in centri altamente specializzati. Il paziente, adeguatamente selezionato da specialisti in questo campo, dovrà poi dagli stessi essere seguito a lungo termine per la prevenzione delle complicanze e il conseguimento di una buona qualità di vita. Oggi è, dunque, possibile trattare il diabete e l’obesità, anche se la prevenzione rimane l’obiettivo primario”.
Per info e prenotazioni Centro Ippocrate, viale Sicilia 166. Telefono 0934594972
(Spazio pubbliredazionale)