Pubblicato il: 03/06/2019 alle 19:07
Sit in stamattina davanti alla Prefettura di Caltanissetta dei lavoratori del centro di accoglienza di Pian del Lago i quali, come noto, hanno manifestato chiedendo chiarezza sul proprio futuro. L'iniziativa, infatti, arriva dopo le voci che vorrebbero una significativa riduzione delle risorse umane e il licenziamento di oltre un centinaio di operatori oggi impegnati.
Una rappresentanza sindacale composta da Cisl, Uil temp, Flaica Cub e Confsal ha incontrato il prefetto, dottoressa Cosima Di Stani, e chiesto se fossero giunte delle risposte da parte del Ministero alle richieste avanzate dei sindacati nel precedente incontro. Come si ricorderà, al fine di salvare i posti di lavoro le richieste avanzate erano di ampliare il centro espulsione in linea con le idee del governo nazionale (perché il cpr lavora con un padiglione inagibile e non a pieno regime) e gestire con risorse interne l'appalto del catering (soluzione che consentirebbe di utilizzare tutto il personale presente e ridurre i costi). Inoltre già in quell’occasione si era chiesta chiarezza sul perché a Pian del Lago non arrivassero più migranti, nonostante gli sbarchi non si siano del tutto arrestati.
Il prefetto Di Stani ha ribadito che si sta impegnando per chiedere di valutare la possibilità della trasformazione in Cpr, mentre ha escluso la possibilità che la gestione dei pasti possa essere fatta con risorse interne. Ha inoltre precisato che per un ampliamento del centro ci vorrebbero circa 300 giorni.
I sindacati si sono detti non soddisfatti dell'incontro, nonostante l’impegno manifestato dal prefetto e hanno evidenziato come oggi i lavoratori svolgano circa 20 ore mensili su 36,38 e sono letteralmente ridotti sul lastrico, impossibilitati come sono a poter portare a casa uno stipendio dignitoso.
“Continueremo quindi la battaglia in ogni sede – è il commento delle rappresentanze sindacali – perché i lavoratori sono ormai disperati. Lo Stato continua a garantire l’apertura del centro, mantenendo un’accoglienza funzionale e dignitosa per i migranti, ma sta facendo morire di fame i lavoratori italiani, che oggi si sentono usati e abbandonati”