Pubblicato il: 15/03/2015 alle 15:00
Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di Rocco Gumina, Presidente dell’associazione culturale “Alcide De Gasperi” in seguito al primo incontro di studio di un percorso formativo e di approfondimento sulla presenza dei cattolici in politica organizzato in collaborazione con il Centro Studi sulla Cooperazione “A. Cammarata”.
All’incontro sono intervenuti Agostino Giovagnoli – ordinario di storia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore – e Francesco Monaco – deputato alla Camera. I relatori hanno riflettuto sul lungo tratto storico della presenza nel nostro Paese della DC come “partito italiano”. Partito nato su solide radici – come l’esperienza murriana e il Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo – che ha proposto visioni politiche con ispirazioni, programmi, protagonisti e metamorfosi fino allo scioglimento avvenuto negli anni Novanta. Una vicenda partitica, sociale, culturale, economica e nazionale che ci ha consentito di riflettere anche sull’oggi della partecipazione dei cattolici in politica.
All’incontro di studio è emerso che la storia del popolo italiano, dalla sua unità politica sino ai nostri giorni, è stata sempre contraddistinta dalla presenza del cattolicesimo sociale, economico e politico che – dal non expedit sino alla fine della Democrazia Cristiana – ha segnato i risvolti più significativi delle vicende italiane. Inoltre nella storia nazionale, la fatica dei cattolici è stata quella di legare le radici evangeliche alle dinamiche politiche. In passato, e con gli uomini della DC, tale sforzo ha prodotto una costituzione, con l’accordo di tutte le forze politiche incluso il Partito Comunista Italiano, che pone al centro la dignità umana nella sua dimensione individuale e sociale. Successivamente, la riflessione sull’attività politica dei credenti ha legittimato – con le acquisizioni teologiche del Concilio Vaticano II e in particolare di Gaudium et spes – la scelta partitica plurale. Riprendere la vicenda politica, culturale e sociale della DC ci ha consentito di ripresentare il contributo dei cattolici alla democrazia italiana attraverso sia l’impegno nella Resistenza al nazi-fascismo sia l’attività di alcuni fra i più significativi leader politici del Paese come De Gasperi, Dossetti, Fanfani, Lazzati, Moro.
Difatti, se nel processo che ha condotto all’unità nazionale i cattolici sono stati “silenziati” per via della “questione romana”, nella guerra di resistenza e di liberazione dal nazi-fascismo, invece, intorno alle parrocchie e ai ceti contadini vicini al clero si è costituito un blocco sociale in grado di sostenere per lunghi mesi i combattimenti. Alla fine della guerra, questa configurazione sociale si concretizzò politicamente con la realizzazione di un partito di ispirazione cristiana come la DC in grado di prendere “il comando della situazione” e di guidare l’Italia verso la transizione democratica. La conferma di questo dato avvenne con il risultato delle elezioni del 18 aprile del 1948 che videro trionfare la DC contro il Fronte delle sinistre. Tale risultato permise l’attuazione di un programma di governo volto alla modernizzazione e alla industrializzazione della nazione, la quale nel giro di qualche decennio divenne la sesta economia per produzione della ricchezza a livello mondiale.
Altresì, nel dibattito è emerso che tornare a parlare e a riflettere sulla DC, sui suoi leader e sulle sue ispirazioni non è opera di semplice memoria di un passato non più proponibile o di ricordi e affetti personali e comunitari. Tuttavia, non è nemmeno un tentativo di ricomposizione di un nuovo soggetto partitico di ispirazione cristiana. È, invece, operazione capace di farci leggere criticamente il presente alla luce di una tradizione storica, politica, culturale che deve trovare rinnovate forme di trasmissione. Operazione che è servita a segnalare da dove proviene e dove è finito il movimento cattolico italiano che nella storia dell’Italia ha sempre dato un grande contributo. Infine, ripercorrere la vicenda della DC ci ha concesso la possibilità implicita di affermare la necessità, in quanto cattolici, di tornare all’impegno politico sia nella prospettiva del pensiero, ovvero produrre cultura politica, sia nell’ottica dell’azione in un contesto fatto di scelte plurali e di assenza di un unico contenitore partitico. Senza dubbio, la difesa della Costituzione, il legame ad una comunità e ad una progettualità che non concepisce il proprio fine nella mera conquista di posti governativi, possono essere dei validi punti di partenza per il compimento della transizione dalla Democrazia Cristiana alla democrazia dei cristiani come usava affermare Pietro Scoppola.