Pubblicato il: 03/04/2015 alle 09:39
Come si imposta un invito a un'alta carica dello Stato e come invece a quella coppia di conoscenti che vorreste diventassero vostri amici? Il biglietto da visita a un amico, si barra o no? Quali frasi usare per annunciare che, finalmente, convolerete a nozze e come orientarsi tra una Presidente della Camera come Laura Boldrini, che tiene molto alla declinazionale al femminile della sua carica, o ministri e prefetti come Annamaria Cancellieri che invece conservano il maschile?
Se mail e social ci hanno reso tutti, apparentemente, più in confidenza, ci sono regole e buone maniere da tenere sempre bene a mente. A far chiarezza, tra ciò che è bene aggiornare e ciò che invece bisognerebbe davvero sapere, è ora il ”Galateo della corrispondenza. Strumenti, stili e formule di scrittura pubblica e privata” (ed. Gribaudo, pp. 192 – 12,90 euro)”, ompendio da tenere sempre a portata di mano, con tutte le regole per comunicare in modo corretto ed efficace, in ogni ambito. Autori sono Michele D'Andrea, un passato nella dirigenza del Quirinale, storico, araldista e autore dello stendardo presidenziale come degli stemmi dei Carabinieri, della Marina e dell'Esercito; e Laura Pranzetti Lombardini, consulente specializzata nel settore delle relazioni esterne e della comunicazione aziendale, già firma del ”Dizionario contemporaneo di buone maniere” (ed. Gribaudo).
Dal piacere (e dovere) di scrivere a mano alla scelta della carta, fino alla redazione del testo e poi tutte le formule per le tradizionali ”due righe di circostanza”, che sia un battesimo o un funerale, l'organizzazione del tableau per un evento (”mai affidarsi a un generico ‘riservato': esistono vecchiette tremende ruba-posti. Inventate il nome di un personaggio credibile”), il libro regala formule e consigli, con ben 150 pagine dedicate ai termini giusti da associare a ogni ruolo. Senza dimenticare, ovviamente, la nuova comunicazione on line, perchè, sottolinea la Pranzetti Lombardini, ”anche in mail ed sms i congiuntivi esistono, così come le maiuscole e la punteggiatura”.
Capitolo fondamentale, il biglietto da visita, che ci rappresenta prima ancora di aver pronunciato il nostro nome.
”Avete mai osservato lo scambio di biglietti da visita tra due giapponesi? – domanda D'Andrea – E' quasi un corteggiamento, una danza d'onore. Mai dunque riporlo nella tasca posteriore dei pantaloni, ne' cadere in quelle promozioni ‘100 biglietti per 7 euro', perché chi ve li fa non è in grado di gestire la vostra immagine”. Si parta invece dalla carta e dal carattere (sbagliarlo può screditare una carriera), meglio se inciso e non stampato (un tempo le signore saggiavano la stampa con le dita prima di accettare doni e fiori). Niente abbreviazioni per non cadere in equivoci (un ”S. Procuratore” sarà intenso come Santo e non Sostituto). ”Si dovrebbero avere biglietti personali, di coppia e aziendali – proseguono gli autori – E come si regala una penna stilografica, ognuno dovrebbe avere una propria placca d'acciaio per farli incidere: costa un centinaio di euro, ma dura una vita”. Ma in quest'epoca in cui il Presidente del Consiglio sembra preferire un ”Matteo” a ”Presidente Renzi”, come ci si deve comportare? ”Enrico Letta non era come Renzi – risponde D'Andrea – E Mattarella di certo i tweet non li manda, ma si affida a un comunicato. Il cerimoniale non è fatto di regole, ma di consuetudine. Questa potrebbe essere una fase di passaggio, vedremo con il tempo”. Per un invito, quindi, meglio continuare ad attenersi alla nomenclatura ufficiale e con un unico epiteto: ”'Signor presidente' è sufficiente. La semplificazione è sempre segno di eleganza”.
Ma per il maschile e il femminile? ”Non tutto si deve ne' si può coniugare – prosegue – O finiremmo con i cartelli ‘a passo d'uomo' che diventano ‘a passo di essere umano'. E ‘capa di Stato' è davvero brutto. Piuttosto, è buona norma informarsi su come il destinatario ama rappresentarsi. La Boldrini è ‘a presidente', la Cancellieri era ‘il' ministro”.