Giusi Savatta, l’ex insegnante di sostegno Gela che il 27 dicembre del 2016 strangolò le sue due figlie di 9 e 7 anni, Maria Sofia e Gaia, è stata assolta dalla Corte d'assise d'appello di Caltanissetta perchè nel momento in cui uccise le sue due bambine era incapace di intendere e di volere.
Nel corso del processo di secondo grado, i periti, hanno riconfermato, così come era già successo nel giudizio di primo grado, quanto era emerso da un’altra perizia. Le condizioni psicologiche della donna sarebbero peggiorate e dalla documentazione in possesso degli esperti, emergerebbe un quadro clinico ancora più complesso rispetto a quanto si verificò in quella casa di via Passaniti. La donna, nonostante sia ricoverata in una struttura adeguata, pare che non reagisca alle terapie alle quali è sottoposta. Soffriva e ancora oggi soffre di delirio paranoide. Ad impugnare la sentenza di primo grado era stato il marito, costituitosi parte civile con l’avvocato Flavio Sinatra.
L'imputata, assistita dagli avvocati Pietro Pistone e Maria Luisa Campisi, in primo grado, era già stata assolta dal Gup del Tribunale di Gela, Paolo Fiore, perché giudicata incapace di intendere e di volere al momento dei fatti contestati. Il duplice omicidio venne scoperto proprio dal marito, che rientrò in casa mezz'ora prima del previsto con la spesa in mano, trovando Maria Sofia e Gaia ancora in pigiama, distese a terra. La donna, temeva di essere lasciata dal marito. Quel 27 dicembre del 2016, dopo aver strangolato le due figlie, Giusy Savatta, disse di aver tentato di uccidersi ingerendo candeggina e avvolgendosi il tubo della doccia al collo per soffocarsi.
Ai carabinieri che l’arrestarono riferì di avere agito in preda a un raptus di follia causato dalla paura che il marito, Vincenzo Trainito, si separasse da lei abbandonando le bambine.