Pubblicato il: 28/05/2019 alle 19:02
“Ogni anno l’ictus colpisce in Italia più di 120 mila persone. Una patologia grave nei numeri ma anche nei risultati perché è la terza causa di morte e la seconda di invalidità”. Lo ha detto Salvatore Mangiafico, primario di Neuroradiologia Interventistica all’ospedale Careggi di Firenze, nel corso del congresso “Highlights in Neurology” che si sta svolgendo a Pantelleria, organizzato dal presidente regionale della Società Italiana di Neurologia Michele Vecchio. “Per quanto riguarda la diffusione – ha continuato Mangiafico – è ugualmente rappresentata su tutto il territorio nazionale, colpisce prevalentemente la popolazione anziana dai 75 anni in su, e dà conseguenze molto gravi dal punto di vista sociale per il carico assistenziale sia per il Sistema Sanitario Nazionale che per le famiglie. L’ictus è stato per lungo tempo e con buoni risultati trattato per via endovenosa, con farmaci somministrati endovena che scioglievano il coagulo, attualmente dal 2015 abbiamo evidenza, attraverso studi importanti internazionali, che hanno dimostrato come un intervento di disostruzione meccanica, vale a dire di aspirazione o rimozione meccanica del coagulo dentro l’arteria aumenti di più del 50% il risultato positivo della trombolisi sistemica. Quindi si tratta di due terapie che attualmente convergono nel trattare questa grave patologia. C’è anche da dire che il 50% dei pazienti che non possono essere sottoposti a terapia trombolitica sistemica, cioè per via endovenosa, possono essere ugualmente trattati per via endovascolare. Inoltre negli ultimi due anni abbiamo dei risultati che dimostrano che la finestra terapeutica, cioè l’ambito all’interno del quale è possibile effettuare gli interventi endovascolari, si estende fino a 24 ore. Quindi la terapia endovascolare assume sempre di più un ruolo centrale nel trattamento dell’ictus che ovviamente va implementata”. Mangiafico si è anche soffermato sulle differenze tra Nord e Sud nella cura dell’ictus. “Abbiamo un registro nazionale, che è il registro endovascolare ictus che raccoglie tutti i casi, l’anno scorso quasi 4 mila, più di 1100 all’inizio di quest’anno. Sono 61 centri che registrano i loro casi disposti su tutto il territorio nazionale con una evidente differenza tra Nord e Sud, in particolare nel Sud si registra una mancanza di copertura de territorio nazionale per questo fabbisogno. Inoltre molti centri non riescono ad essere operativi 24 ore su 24 per mancanza di personale”.